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Il pasto: un’esperienza piacevole e soddisfacente per il bambino

Articoli sull’educazione alimentare

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pranzo sano

Se noi pensiamo a quei momenti della giornata nei quali desideriamo stare un po’ tranquilli, magari in conversazione con i nostri amici, ci viene subito in mente un momento del pasto. Sia in famiglia che alla mensa o in trattoria esigiamo la presenza di piacevoli odori, la premurosa sollecitudine di chi serve, una buona presentazione del cibo, un’atmosfera di rilassamento e per contro nessuna pressione, nessuna tensione, nessun rumore eccessivo. Ci pare scontato che il “mangiare e bere” non è solo questione di ingoiare, ma un’attività contraddistinta dal piacere dei contatti con gli altri. Il cibo quindi non ha solo a che fare con la sopravvivenza, ma anche con il piacere e la compagnia.

E’ necessario quindi di dare un’attenzione speciale al momento del pasto, sia per il bene dei bambini che per il nostro.

Il tipo di cibo destinato ai bambini è importante, soprattutto nelle scuole, non solo per l’impatto immediato sulla salute e sullo sviluppo, ma anche perché è proprio qui che si mettono le basi per le abitudini alimentari future. Quando i bambini arrivano a scuola hanno già un loro patrimonio di esperienze, una memoria collegata ai cibi, che influenza preferenze e avversità. Giustamente un menù scolastico, offre pietanze uguali per tutti, indipendentemente dai gusti individuali, senza molte alternative ai piatti del giorno (fatta eccezione per quelli previsti per “situazioni speciali”).
Jean Piaget, sosteneva che un ambiente di apprendimento fertile e multisensoriale – con le forme e le superfici, i colori, gli odori, i gusti e i suoni del mondo reale – è fondamentale per il pieno sviluppo cognitivo ed emotivo del bambino.
Può rappresentare una lacuna nell’esperienza dei bambini, specialmente nei più piccoli, ignorare come siano preparati i cibi che mangiano. A casa loro infatti la madre avrà poco tempo per mostrare, ad esempio, come sono fatte le varie verdure crude, come si svolgono tutti i vari processi che sono richiesti per la preparazione di un pasto. Sarebbe possibile, addirittura progettare una scuola nella quale la cucina fosse un punto centrale dell’edificio; un posto, quindi, dove i bambini possano accedere, per constatare cosa vi accade, osservare la cuoca mentre lavora, parlare con lei e vedere come sono fatte le varie verdure. Da qui mi viene in mente come possiamo prendere in esame dei libri come ad esempio: “Una zuppa di sasso” dell’autrice Anaïs Vaugelade. Questo libro parla di un vecchio lupo che con fare intelligente, ottiene un pasto caldo e la compagnia degli animali del villaggio. Ho citato questo libro, perché da qui lo spunto di leggere la storia ai bambini a scuola, per poi proporgli di odorare e manipolare tutti gli ingredienti crudi citati nella storia, portarli in cucina e infine assaporarli. Una semplice idea per far mangiare delle ottime zuppe; ci sono varie opportunità per educare alla sana alimentazione il bambino, come ad esempio la possibilità di coltivare un orto a scuola. In quest’ultimo caso gli orti rappresenterebbero uno strumento di educazione ecologico, in grado di riconnettere bambini e ragazzi con le radici del cibo e della vita. Nella scuola l’orto permette di “imparare facendo”, di sviluppare la manualità, ma soprattutto permette agganci reali con l’educazione alimentare; si educa così il bambino al gusto ed all’olfatto, attraverso un analisi sensoriale. Così facendo il bambino può acquisire conoscenze e comportamenti corretti ed essere anche consapevole nei confronti del cibo e della sua origine; si sensibilizzano bambini e ragazzi alla cura della propria salute attraverso un’alimentazione corretta. In conclusione, i pasti se ben organizzati e ben cucinati, influiscono in modo determinante sul benessere personale del bambino. E’ un argomento che necessita molta più attenzione di quanto abbia ricevuto in passato.

Federica Labate

 

Federica Labate – neo laureata in Scienze dell’alimentazione e gastronomia presso l’Università telematica San Raffaele di Roma. Ha svolto il suo tirocinio curricolare, collaborando attivamente al progetto “Educhiamo il gusto!”

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