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EDUCAZIONE ALIMENTARE ORIENTATA AD UNO SVILUPPO SOSTENIBILE

articolo a cura di Tiziana Varricchio

Laureanda in Scienze dell'Alimentazione e Gastronomia


Un percorso educativo consapevole sull’alimentazione può partire dalla domanda su cosa riteniamo buono da mangiare, sano ed equilibrato per la nostra specie.

Questa domanda stimola un’analisi sulle diverse concezioni e visioni, sui limiti e sugli stereotipi che esistono sull’alimentazione, uno dei problemi della moderna società. Molto spesso le scelte alimentari sono dettate da suggestioni che vengono dalla pubblicità, altre volte siamo proprio vittime di falsi bisogni e di luoghi comuni sul valore nutrizionale di alcuni cibi. In particolare, possiamo ricordare che nella nostra società, impostata

sulla produzione e il consumo, l’attenzione alimentare è concentrata sul valore calorico dei cibi:

l’essenziale viene dato in calorie; sembra che la resa energetica sia il parametro più importante e meno attenzione viene data alla qualità della materia che immettiamo nell’organismo o questa viene vista generalmente in relazione alle calorie che produce.

E’ errato ridurre le problematiche dell’alimentazione a visioni monolaterali, ai consueti percorsi sulla digestione, le necessità dietetiche per età ed attività, ecc., trascurando una quantità di altri aspetti e la loro interconnessione.


Il danno di questa strategia è notevole dal punto di vista culturale e formativo e quindi anche della cura e sanità personale. La consapevolezza che ogni alimento viene più o meno direttamente da un intervento

dell’uomo sull’ambiente è la base di partenza sulla quale fondare un programma didattico. La bontà

dei cibi non può prescindere dalla qualità della materia che li compone e dalle modalità della loro

produzione e consumazione: esistono in circolazione alimenti o bevande orribili qualitativamente,

che tuttavia vengono correntemente consumati perché più o meno calorici.


Nella scuola si può costruire una nuova/diversa cultura dell’alimentazione improntata al concetto di “sostenibilità”.

L’educazione allo sviluppo sostenibile diventa oggi un obiettivo strategico, non più eludibile per la

conservazione delle risorse del nostro Pianeta, capaci di assicurare un futuro alla Terra, benessere a tutti i viventi. E’ necessario un profondo cambio di mentalità, da un punto di vista sociale ed

economico rispetto dell’ambiente, che coinvolga le istituzioni, le imprese e le singole persone. E questa nuova consapevolezza non può che iniziare dalle scuole e dagli studenti, di tutte le età.

Soprattutto dai più giovani, quelli che potremmo chiamare “nativi ambientali”: una generazione che

nella quotidianità dei comportamenti trova già come prospettiva naturale il rispetto dell'ambiente in

cui vive. Nella definizione di Sostenibilità entrano anche elementi come giustizia, equità e diritti. In

un mondo in cui molte popolazioni sono affamate, in cui molti cibi sono prodotti senza rispetto dei

diritti umani e di quelli di altre specie, sono aspetti che dovrebbero essere presi in considerazione. Un

‘alimentazione sostenibile lo è, quindi, anche socialmente e prevede necessariamente cibo per tutti e

rispetto dei diritti umani. L’alimentazione biologicamente adatta alla specie umana e sostenibile prevede il rispetto di una serie di caratteristiche chimiche/organolettiche e modi di trattare il cibo (produzione, preparazione, cottura, ecc.) che ci fanno escludere da subito i cibi con ingredienti artefatti, o artificialmente conservati, prodotti o cotti con tecniche non naturali. Ma non basta!


Non è sana, equilibrata o sostenibile, quindi, un’alimentazione che incida sugli ecosistemi terrestri, sulla conservazione della natura e sulla salvaguardia della biodiversità.


Insostenibile è qualsiasi forma di alimentazione che si basi sulla produzione di cibi che distruggono la Terra. Ricordiamo a proposito le desertificazioni prodotte dalle coltivazioni industriali, intensive o dalle monoculture; l’alterazione dei terreni e delle falde acquifere con diserbanti, anticrittogamici, concimi chimici; la distruzione di foreste per far posto a piantagioni come la palma da olio, ecc.; l’alterazione di ecosistemi naturali, come quello delle mangrovie, sistematicamente distrutto per far posto all’allevamento di gamberi. Un solo clamoroso esempio: per produrre i famosi hamburger della catena di Fast Food McDonald’s ai

prezzi correnti, è in corso da anni una sistematica distruzione delle foreste del Sudamerica; queste vengono tagliate per far posto ai pascoli per le vacche McDonald’s. La desertificazione prodotta è stata chiamata tra gli ecologi “effetto McDonald’s”. Lo spreco alimentare e il concetto del riciclaggio:

un aspetto focale: per i bambini e i ragazzi è una dimensione che li coinvolge direttamente nel loro

agire quotidiano.


La biologia e la sostenibilità ci aiutano a definire quali siano i comportamenti alimentari ecologicamente corretti, in equilibrio con l’ambiente e stimolano all’uso di cibi locali. Non a caso, per secoli, il legame tra cibo ed area geografica/ecologica è stato forte (i cibi si riconoscono facilmente come “etnici”, “tradizionali”): si consuma infatti e si impara ad utilizzare ciò che si trova/cresce nel proprio habitat o che con questo è compatibile. Vale la pena quindi, sperimentare percorsi didattici capaci di attribuire nuove e più ampie dimensioni educative e valoriali ai termini sano ed equilibrato, coerentemente con i progetti della Sostenibilità a livello individuale, sociale, ambientale in senso lato. Dai significati che daremo a questi termini può dipendere la qualità della vita della specie umana, la sopravvivenza ed il benessere delle altre specie viventi, della Terra stessa. Insegnare l’alimentazione, come conoscenza e gestione di sé e come strumento e percorso per la sostenibilità. Promuovere quindi quello che deve diventare uno “stile di vita” che dalla scuola,

passando per gli studenti, raggiunga le famiglie e si diffonda nel territorio.


Tiziana Varricchio


www.sipsinfo.it

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