Articolo a cura di Daniele Tatone
Laureando in Scienze dell'Alimentazione e Gastronomia
La salute è oggi debilitata da patologie tipiche nell’era post-industriale, tra cui obesità, diabete e sindrome metabolica. Tra le principali cause vi è un’alimentazione scorretta e troppo abbondante. In Italia alla vecchia dieta mediterranea oggi si preferiscono gli alimenti industriali.
Dobbiamo quindi cambiare abitudini, essere meno sedentari e nutrirci in modo più equilibrato. Le preferenze alimentari sono il frutto di abitudini consolidate nei primi attimi di vita, da stimoli ricevuti prima del parto, dall'allattamento inizialmente e poi, quando vengono compiute le prime esperienze a tavola.
Nel bambino l’alimentarsi oltre al ruolo fisiologico, rappresenta la prima esperienza di comunicazione con la sua famiglia. I genitori devono quindi“comunicare” ai loro figli fin da subito il valore dei cibi sani, consolidando così le buone abitudini.
A complicare il ruolo dei genitori, vi è l’influenza dell’industria del cibo, che con continui messaggi pubblicitari spinge i più piccoli, verso alimenti molto dolci, molto salati, dall'aspetto accattivante ma per nulla equilibrati.
CONVIVIALITÀ E COMUNICAZIONE
La tavola costituisce un luogo di incontro. L’atto alimentare, oltre a soddisfare un bisogno fisiologico veicola messaggi tra le persone: nell'allattamento, il latte esiste per il bambino in quanto “oggetto affettivo”, come prima forma di linguaggio, con la madre e, via via, con il resto della famiglia.
Durante la poppata, attraverso il contatto corporeo, gli odori e i suoni, il bambino si nutre. Più tardi, si introducono nuovi elementi, come il seggiolone ed il cucchiaino, ciò segna il passaggio da una modalità di alimentarsi molto intima e funzionale, ad una più attiva e rituale.
A tavola il bambino può inviare con il suo comportamento i primi messaggi per affermare la propria autonomia e soggettività, ad esempio giocando con le posate o scioperando al richiamo dei genitori di andare a tavola, attuando comportamenti “oppositivi” e “provocatori”. É importante interpretare tali messaggi senza utilizzare il cibo in modo strumentale, evitando che la tavola si trasformi da luogo di “convivialità” a luogo di
“conflittualità” dominato da logiche di potere.
IL RUOLO DEI GENITORI
Il passaggio dall'allattamento ai cibi “di casa” gioca un ruolo notevole nella scoperta di gusti, odori, consistenze, ma anche nello sviluppo dell’atteggiamento nei confronti dell’alimentarsi. Nella fase dello svezzamento i genitori possono creare intorno al momento del pasto situazioni positive e gradevoli, oppure di preoccupazione e tensione. Somministrare al bambino diversi alimenti, appena possibile, purché preparati
correttamente, è forse l’unico modo per evitare che il bambino limiti le sue scelte a pochi cibi.
È giusto insegnare al proprio bambino ad apprezzare i sapori naturali senza la copertura omologante del “dolce”. Non è giusto invece trasformare una caramella, in una minaccia, ciò può promuovere nel bambino una preoccupazione eccessiva rispetto ai rischi che comporta. Nei bambini sani la scelta del cibo deve essere legata al piacere, e non a imposizioni più o meno ideologiche. La differenza fra “non posso” e “non mi piace” è fondamentale per il consolidarsi di un buon rapporto con il cibo.
L’INFLUENZA DELLA PUBBLICITÀ
La Società Italiana di Pediatria ha svolto un’indagine presentata al “Consensus Nazionale sull'obesità infantile” (2006): se un bambino guardasse due ore al giorno un network nazionale tra le 15:00 e le 18:00, mentre sono trasmessi programmi specifici per lui, assisterebbe a 31.500 spot pubblicitari, di cui ben 5.500 di (snack dolci, salati, bibite, merendine ecc.). Ciò deve far riflettere sul ruolo che la pubblicità ha nel condizionare i desideri, dei ragazzi.
Negli spot rivolti ai bambini, le situazioni difficili si risolvono positivamente, e la gente è felice. Lo scopo è quindi quello di dare una visione rassicurante della realtà. Ma la qualità più importante è la rapidità di memorizzazione. La memorizzazione avviene tramite la ripetizione dello spot durante tutta la giornata. Si tratta di creare un’impressione piuttosto che dare informazioni, di persuadere tramite meccanismi emotivi.
Il dibattito su quanto la pubblicità del junk food influenzi le scelte alimentari di grandi e bambini è stato riportato alla ribalta da uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Pediatrics, inoltre dalla notizia che la Gran Bretagna ha vietato la messa in onda di spot di cibo non sano durante i programmi per bambini.
L’esperimento consisteva nel monitorare i loro comportamenti rispetto alle scelte tra alimenti sani e snacks/cibi industriali, per capire quanto l’essere esposti agli spot pubblicitari variasse queste scelte. È emerso che i bambini esposti alle pubblicità di junk food, preferivano cibi confezionati, snacks e simili.
Per frenare l’obesità, la Gran Bretagna ha bandito le pubblicità di junk food durante i programmi per bambini, ed anche quelle su canali mobili riguardo piattaforme dedicate ai più piccoli. I cibi poco sani potranno essere pubblicizzati solo in orari serali.
Un provvedimento che l’OMS auspica venga preso in tutti i Paesi.
Un recente studio ha dimostrato come comunicare ai bambini come i benefici apportati dai cibi salutari li spingano a mangiare in modo più sano. Lo studio sostiene che ripetere ai bambini che certi alimenti possono farli crescere più forti, correre più velocemente e saltare più in alto, li spinga a mangiare in modo più sano. Questo tipo di comunicazione ha un impatto molto positivo sulla salute dei piccoli. Tutto ciò è stato osservato da un team di ricerca guidato da scienziati dell'Università Statale di Washington, in collaborazione con la Scuola di Comunicazione dell'Università Statale della Florida.
Per sei settimane, durante i pasti, sono stati offerti ai bambini frutta, verdura, legumi e altri alimenti sani, accompagnandoli con frasi come: “queste lenticchie ti aiuteranno a diventare più grande e a correre più velocemente”.
I bambini, dopo un mese dall’inizio dell'esperimento, mangiavano il doppio del cibo più salutare rispetto a prima, proprio perché convinti dei benefici degli alimenti. “Ogni bambino vuole essere più grande, più veloce, in grado di saltare più in alto”,. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Journal of Nutrition Education and Behavior.
È importante un approccio precoce per permettere l’acquisizione dei cibi più salutari nel bambino. I genitori possono svolgere questo compito informandosi, cosi potranno garantire loro una corretta alimentazione.
Se il bambino quando prova un nuovo alimento per la prima volta assiste ad un litigio, consoliderà l’associazione tra quell’alimento e un’esperienza negativa, ed il conseguente rifiuto.
La tavola, quindi, costituisce il primo terreno di dialogo per il bambino e per i genitori.
Daniele Tatone
SITOGRAFIA
- www.melarossa.it
- www.vareseperbambini.it
- www.bambinonaturale.it
- www.scienze.fanpage.it
- www.taccuinigastrosofici
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