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Il cibo del futuro: le alghe

articolo a cura di Margherita Pascariello

Laureanda in Scienze dell'Alimentazione Gastronomia


10 miliardi... un numero elevatissimo ma che l’ONU stima come la popolazione che abiterà sul nostro pianeta nel 2050.

Direttamente proporzionale all’incremento della popolazione, sarà l’aumento delle problematiche che ci

riguardano giorno dopo giorno.

Come ridurre lo spreco? E l’inquinamento? Saremo in grado di produrre una quantità di cibo sufficiente a

soddisfare i bisogni fisiologici del genere umano sempre più in crescita?

A trarre vantaggio di tutto ciò ci penserà il mondo del business.

Basti solo pensare che il valore di mercato legato ai prodotti a base di alghe è stimato passare dai 9,9

miliardi di dollari nel 2018 a 14,99 miliardi di dollari entro il 2024 (Fonte: Research and Markets).

Degli esseri verde-azzurri dai numerosi impieghi, capaci di far fluttuare l’economia in breve tempo e di

camminare di pari passo all’innovazione dal sapore ecosostenibile.

Possiamo definire le alghe e le microalghe come una vera e propria risorsa, come l'alimento magico per la

salute, la natura e l'economia del futuro.

Basti pensare al biodiesel di “terza generazione”, prodotto a partire dalle microalghe. Si ritiene che tali

organismi siano un promettente mezzo per il superamento dei combustibili fossili e quindi per il

conseguimento della sostenibilità energetica, sebbene il loro studio sia ancora in fase embrionale (la

scoperta di tale potenza ha infatti solo pochi decenni di vita).

Per quanto riguarda un punto di vista più strettamente alimentare, ricche di vitamine, minerali,

antiossidanti e proteine, le alghe si sposano anche molto bene con le ambizioni di un sistema alimentare

sostenibile per l'Europa.

Si può aumentare la produzione di alghe senza danneggiare l'ambiente marino, usando metodi di

coltivazione sostenibili... e non solo: le fattorie marine contribuiscono al sequestro del carbonio, e quindi

alla mitigazione dei cambiamenti climatici. Per di più le alghe nell'alimentazione degli animali possono

ridurre la dipendenza dell'Europa dalla soia importata e contribuire alla lotta contro la deforestazione.

Il futuro è alle nostre porte...

... e codesti sopra elencati sono solo alcuni fattori dal sapore ambientale destinati però a rivoluzionare le

abitudini quotidiane di tutti noi, partendo dall’alimentazione.

Questi argomenti vertono non solo l’evoluzione del nostro meraviglioso Globo Blu, ma una vera e propria

responsabilità per l’umanità, consapevole di essere investita del peso dell’intero Pianeta.

Ma in quale direzioni si orienterà l’alimentazione del futuro?

Mangiar sano significa consapevolezza, gioia, piacere, equilibrio... Ciò, però non comprende unicamente il

nostro modo di alimentarci e di aver cura del proprio corpo, ma ingloba un concetto di enorme importanza:

la sostenibilità del mondo intero.

Se non si modifica tempestivamente l’abitudine di alimentazione, infatti, il numero di specie animali e

vegetali diminuirà.


La letteratura scientifica degli ultimi anni ha posto la sua attenzione sul legame fra la produzione del cibo e i

cambiamenti climatici, sia per quanto riguarda i possibili impatti delle variazioni climatiche già avvenute e

previste per il futuro, sia per l’aiuto che le politiche e le misure nel settore della produzione e nel consumo

del cibo possono dare a ridurre le emissioni di gas climalteranti.

Molti studi disponibili mostrano come l’agricoltura e la produzione di cibo sono intrinsecamente sensibili

alla variabilità e ai cambiamenti del clima, sia che dipendano da cause naturali o dalle attività umane, e

delineano probabili influenze future dei cambiamenti climatici sulle coltivazioni per la produzione di cibo o

di foraggio, nonché altri impatti indiretti sullo stato di salute del bestiame, sul commercio del cibo e dei

generi alimentari. Vi è la necessità di cambiare la prospettiva da cui guardiamo alla realtà: attivare una

profondità dello sguardo: sia nel senso della verticalità, nel profondo delle risorse della Terra, sia nel senso

della orizzontalità, abbracciando l’intero globo. Uno sguardo capace di volgersi al passato e di confrontarsi

con un futuro incerto e a rischio.

Ed incerto e a rischio è anche il futuro della biodiversità, quella caratteristica fondamentale dell’ambiente

perché attraverso di essa si regolano le funzioni e gli equilibri di tutti gli ecosistemi.

Questo a causa del processo che vuole standardizzare la produzione a scapito della cultura agricola e della

varietà di cibo.

Il periodo che stiamo vivendo è pertanto decisivo: dal nostro comportamento deriverà il futuro del pianeta.

In quest’ottica, se vogliamo fare la differenza, diventa importante porci domande come: cosa mangiamo?

Come lo produciamo? Che effetti sociali provoca?

Date queste premesse, torniamo alla domanda: come sarà il cibo del futuro? In quali direzioni si orienterà

la produzione di cibo da qui al prossimo futuro?

I consumatori, secondo studi appositamente sostenuti dalla BBC (la British Broadcasting Corporation),

stanno affinando sempre più la loro consapevolezza e la loro influenza su ciò che accade al sistema

alimentare, arrivando, nel futuro, a orientare anche le decisioni politiche. L’attenzione a cosa si mangia e

alla sua provenienza diventa di proposito uno strumento fondamentale, necessario per evitare anche quelle

tendenze di consumo estreme che non tengono conto della sostenibilità a tutto tondo, pensando ai casi

della dieta vegetariana e vegana che, se condotta in modo non consapevole, procura danni al sistema pari

della dieta onnivora. Un avocado, per esempio, include nella sua storia di prodotto taglio di foreste,

spostamento di contadini, consumi di acqua esagerati. Se è vero che gli allevamenti intensivi hanno

conseguenze disastrose sull’ambiente, è altrettanto vero che se tutti rinunciassimo, in Italia, a carne e

formaggio, causeremmo la scomparsa della transumanza e dell’alpeggio caratteristici di certi territori,

perdendo patrimonio culturale e contribuendo alla modifica del paesaggio. Per questo è necessaria una

rilocalizzazione, ovvero riportare prodotti che non ci sono più nei loro territori originali.

Indipendentemente dalla visione ottimistica o meno sul futuro del nostro modo di alimentarci, rimane il

dato di fatto che si rende necessaria una riorganizzazione del sistema.

La Commissione Europea, a tal proposito, ha presentato la sua strategia "Dal produttore al consumatore" il

20 maggio 2020 quale una delle azioni chiave del “Green Deal europeo”. La strategia, che contribuisce al

raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050, vuole far sì che l'attuale sistema alimentare dell'UE

diventi un modello sostenibile.

I suoi obiettivi, tra cui sono indicati in via prioritaria la sicurezza dell'approvvigionamento alimentare e la

sicurezza degli alimenti, sono i seguenti:

* garantire alimenti in quantità sufficiente, a prezzi accessibili e nutrienti entro i limiti del pianeta

* garantire la sostenibilità della produzione alimentare, anche riducendo in modo sostanziale l'uso di

pesticidi, antimicrobici e fertilizzanti e potenziando l'agricoltura biologica

* promuovere un consumo alimentare e regimi alimentari sani più sostenibili

* ridurre le perdite e gli sprechi alimentari

* combattere le frodi alimentari nella catena di approvvigionamento

* migliorare il benessere degli animali.

La transizione a un sistema alimentare più rispettoso dell'ambiente crea di conseguenza nuove opportunità

commerciali che incidono positivamente sugli introiti degli operatori agroalimentari.

Un sistema alimentare più sostenibile contribuirà inoltre a proteggere la natura e la biodiversità in Europa.

Infatti questa strategia definita "Dal produttore al consumatore" è in linea con la strategia precedentemente stabilita dall’Unione Europea sulla biodiversità per il 2030 (le due proposte sono infatti presentate quali complementari).

Sostanzialmente son due le vie in cui potremmo incamminarci: continuare ad assicurare la biodiversità,

perché consentirà di trovare specie capaci di sopravvivere nei nuovi microclimi che emergeranno e la

flessibilità della politica e della burocrazia, ovvero garantire la capacità di adattamento a un’organizzazione

necessariamente nuova.

La prima ipotesi è volta a soddisfare quelle persone che vorranno sempre di più cibo naturale,

incontaminato, organico. Queste persone, però, abbandoneranno l’industria della carne, a causa del suo

impatto ad alta intensità di carbonio , optando a loro volta per l’alternativa economica alcune miscele in

polvere ad alta percentuale proteica di minor impatto inquinante rispetto alla carne.

Alla base delle miscele ci sono gli insetti, fin da sempre una risorsa globale importantissima. Forniscono,

infatti, proteine e grassi a diverse popolazioni e per questo l’entomofagia viene considerata come un

possibile sviluppo dell’alimentazione del futuro. Saranno di sicuro un’innovazione in campo alimentare di

notevole importanza, anche se è dubbia la loro presenza sulle tavole occidentali, se non nella forma di

farine o di ingredienti di barrette proteiche. In Italia ad esempio si sta già sperimentando la farina di grilli.

La seconda ipotesi, di tipo “sintetica”, invece, sarà l’esatto opposto. Cibo personalizzato e progettato in

laboratorio sulla base della genetica dei singoli individui. Il test sul DNA permetterà di formulare piani pasto

ad personam, pillole di integratori avanzati, programmi alimentari ispirati al biohacking.

Del resto, alcuni progetti di cibo sintetico sono già in stadio avanzato di sviluppo. Già da anni sono in atto

sperimentazioni riguardo per esempio alla produzione di alimenti, come bistecche, usando stampanti 3D

modificate che estrudono filamenti sottili di un mix vegetale, assemblati in modo da restituire un prodotto

finale simile alla carne.

Ipotesi a parte, di seguito i cibi più quotati dalla FAO (Food and Agricolture Organization of the United

Nations) e dagli sviluppi odierni sul tema come alimenti del futuro e che troveremo dunque sulle nostre

tavole tra qualche anno. Megafrutti, microproteine, meduse ed insetti saranno insieme con le alghe e

microalghe alla base della nostra alimentazione. Andiamo ora ad analizzare un po’ più nello specifico il

nostro soggetto in questione: le alghe, radicate nella cucina orientale, stanno pian piano facendo breccia

tra i gusti occidentali. Molti nutrizionisti le inseriscono tra i migliori candidati a “cibo del futuro” in funzione

della loro reperibilità, della facilità di coltivazione e delle proprietà benefiche di alcune specie. Non è un

caso se nel 2008 sono state citate anche loro dalla Fao, prendendo in esempio il caso dell’alga spirulina,

come alimento sul quale puntare nei prossimi anni. In Oriente il mercato è sviluppatissimo e si tratta di un

business altamente remunerativo. Dal punto di vista ambientale, a causa del riscaldamento globale, un gran

numero di coste sono stata infestate dalle alghe, la cui tossicità per l’ambiente marino e costiero è

particolarmente preoccupante. Citando un caso concreto, il Fondo Internazionale per lo sviluppo agricolo

(Ifad) in Africa sta provando a sensibilizzare le comunità rurali verso un consumo maggiore delle stesse,

data la presenza ingente di alghe rosse e brune, commestibili per l’uomo, sulle coste africane. Ma

commestibili è for poco... Ricche di vitamine, sali minerali e proteine sono considerate un alimento

complementare usato sia a tavola che in preparazioni ad esempio di integratori.

Ma cosa sono le alghe? E soprattutto c’è differenza tra le alghe e le microalghe?

Le alghe sono organismi eucarioti fotosintetici unicellulari o pluricellulari tallosi, che fungono da eccellente

fonte di cibo negli ecosistemi acquatici. I singoli organismi possono condurre vita indipendente, oppure

possono organizzarsi in colonie. Hanno cloroplasti provvisti di clorofilla a associata a pigmenti diversi.

Vivono in ambienti acquatici o umidi e sono prive di tessuti conduttori e di organi pluricellulari. La loro

diversità è elevata ed in gran parte ancora sconosciuta. Il numero di specie è circa il 10% di quello delle

Angiosperme, ma hanno un’elevata diversità filogenetica testimoniata dall’elevato numero di classi. Sono

distinguibili anche per la loro importante variabilità di colore: rosse, azzurre, brune, verdi e molte altre

sfumature di tonalità.

Hanno dimensioni che variano da pochi micron a decine di metri.

Le alghe possono essere classificate in microalghe e macroalghe, queste ultime dette anche semplicemente

alghe. La differenza principale tra alghe e microalghe consiste nel fatto che le alghe sono organismi

semplici e autotrofi, costituiti da un'enorme diversità, mentre le microalghe sono il tipo microscopico di

alghe.

È chiaro che ogni specie di alga e microalga ha le proprie caratteristiche e proprietà.

Tutte le specie di alghe però posseggono proprietà comuni.

Antivirali, antibiotiche, antimicotiche, immunostimolanti: le alghe hanno grande capacità di contrastare

microrganismi patogeni con meccanismi aspecifici e questo ha garantito loro di sopravvivere ed evolversi

negli ambienti più diversi. Sono regolatrici del metabolismo di zuccheri e grassi e dunque sono utili nelle

dislipidemie (troppi trigliceridi e colesterolo nel sangue). Inoltre hanno anche proprietà disintossicanti e

antitumorali.

Non bisogna dimenticare la stretta relazione coesistente tra cibo, benessere e piacere e dunque

quell’attribuzione edonistica che l’uomo conferisce al cibo dalle sue origini e che nel momento storico in cui

viviamo è sempre più crescente. Questo aspetto, da non sottovalutare, è difatti un importante punto di

partenza per la costruzione di un nuovo business oltre che per soddisfare il palato della popolazione

mondiale e per lo sviluppo di questa potenza marina all’insegna di un business per il futuro e di una

rivoluzione dal sapore ecosostenibile.

Le alghe sono un essere, come si direbbe al giorno d’oggi, “multitasking” (“dal multiforme ingegno”

volendo usare un gergo più antico).

Esse infatti possono essere utilizzate in svariate modi con un ampio range di campi.

Partendo dall’alimentazione, le alghe sono verdure concentrate che si possono combinare con tutti gli

alimenti, come contorno delle pietanze abituali: insalate, zuppe, piatti di verdure o legumi, ecc...

Sono vendute essiccate come foglie, come barrette o come polvere: in ogni caso vanno usate in piccole

quantità (5-10 grammi a persona) poiché una volta ammollate in acqua possono aumentare più di dieci

volte il loro volume.

Si consiglia di inserirle progressivamente nella propria alimentazione, variandole come altri alimenti.

Altri campi che prevedono un ottimale utilizzo di alghe e microalghe sono:

• dell’acquacoltura come alimento per mitili, crostacei e stadi larvali di pesci

• nutraceutico per l’elevato potere nutrizionale

• farmaceutico per le continue scoperte di molecole bioattive per la cura di malattie

• bioenergetico per l’elevato contenuto in oli e la produzione di idrogeno

• ambientale per le loro proprietà di biorimedio di acque, suoli e aria inquinati

Le microalghe rappresentano una risorsa da sfruttare al massimo in quei paesi del sud del mondo e in via di

sviluppo in cui l’insolazione è assicurata e dove vi è un forte bisogno di alimenti dall’alto potere nutrizionale

e ricostituente.

A seguito delle nuove applicazioni in campo energetico, nutraceutico, farmaceutico e cosmetico sono stati

individuati diversi ceppi e specie promettenti per la produzione di biomasse su larga scala.


Tali coltivazioni intensive possono svolgersi in maniera sostenibile non sottraendo cioè risorse

all’agricoltura ma consentendo il riciclo dell’acqua e l’abbattimento di gas atmosferici inquinanti.



Un rinnovamento, dunque, nel settore alimentare, ma ancor di più un viaggio in un futuro più proficuo e

sano, in fondo al mar e tra le onde della Blue Economy, un modello economico che fa leva sulle risorse

oceaniche ma allo stesso tempo ne combatte lo sfruttamento smodato, preservando la biodiversità della

vita sopra e sott’acqua: in ciò, ed in innumerevoli risorse, è insito di potere di un essere “micro”.

Cari lettori, vi lascio con questa riflessione: come si comporterà il mondo intero dinanzi a questa rivoluzione

“Total Green”?


Margherita Pascariello

BIBLIOGRAFIA

- “Manuale di Gastrosofia - approccio multidisciplinare alla felicità alimentare” di Alex Revelli Sorini e

Susanna Cutini. Ali&no editrice, Perugia, 2019

- “Alghe, Proprietà nutritive e benefici per la salute - Con gustose ricette.” di Gèraldine Teubner, 2014

Sitografia

https://www.ledijournals.com/ojs/index.php/IngegneriadellAmbiente/article/download/284/250

https://www.ledijournals.com/ojs/index.php/IngegneriadellAmbiente/article/view/284

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