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IL POLLINE D’API: SOSTANZA VIVIFICANTE

articolo a cura di Michela Giommaroni

Laureanda In Scienze dell'Alimentazione e Gastronomia


Le api, attratte da una soluzione acquosa zuccherina nota come nettare, passano di fiore in fiore e ne raccolgono il polline, che mescolato con il nettare stesso o con le secrezioni salivari, viene trasportato agli alveari; qui, le api che lo abitano si adoperano per mescolarlo ulteriormente con la loro saliva, ricoprendolo poi di una sostanza indurente di cera e miele. Questa lavorazione consente un processo fermentativo anaerobico, ad opera dei microrganismi, che porta alla formazione di acido lattico; questa sostanza inibisce lo sviluppo di agenti dannosi, facendo sì che il prodotto possa conservarsi nel tempo. In tal modo esso diventa fonte di nutrimento per le api adulte e per le larve.


Grazie alla presenza di “trappole” poste davanti agli alveari, che fanno in modo che il polline trattenuto dalle api sulle loro zampe posteriori si depositi in parte su dei contenitori sottostanti, anche l’uomo può beneficiare di questo preziosa sostanza della natura.

Per precisazione, si intenda che sono solo le api operaie che si nutrono di polline; all’ape regina sono riservati esclusivamente pasti a base di pappa reale, n’emulsione in acqua di proteine zuccheri e lipidi, prodotta dalle ghiandole mandibolari e ipofaringee di giovani api di una determinata specie. Un nutrimento unico in grado di modulare l’espressione genica e regalare all’ape regina una lunga vita (fino a 5 anni rispetto ai 45 giorni circa delle api lavoratrici).


Il polline d’api si presenta come un alimento decisamente energetico, 100 grammi apportano in media 400

Kcal. Esistono moltissime varietà di polline, in base alle piante nelle quali le api bottinano e che comportano

una differenza nella composizione nutrizionale, tuttavia in generale, esso è da considerarsi un cibo ricco in

micro e macro nutrienti, tanto da essere utilizzato fin dall'antichità in medicina ed essere raffigurato dagli

Egizi come una polvere vivificante.

Principali componenti nutrizionali ( valori medi)

  • 31% carboidrati

  • 23% proteine

  • 5% lipidi

  • 1,6% composti fenolici

  • 0,7% vitamine

Nella componente proteica sono compresi tutti gli amminoacidi essenziali per l’organismo, nella frazione lipidica si trovano acidi grassi essenziali, fosfolipidi e fitosteroli, tra i composti fenolici si distinguono acidi fenolici e flavonoidi, questi ultimi i principali responsabili di conferire al polline proprietà antiossidanti.

Ottima fonte di vitamine liposolubili ( A,D,E) idrosolubili B1, B2, B5, B6, C e di sali minerali.


La ricchezza nutrizionale di questo prodotto della natura e la presenza di sostanze Bioattive, lo ha reso meritevole di essere attenzionato come alimento funzionale, ovvero in grado di apportare benefici alla salute e di ridurre il rischio di sviluppo di malattie croniche.

La comunità scientifica ha messo a disposizione diversi studi per validare le ipotesi sulle proprietà salutari

del polline; tra queste, alcuni esperimenti sembrerebbero riconoscerne gli effetti positivi su alcune disfunzioni, quali ad esempio la condizione di iper-glicemia e l’obesità.


IPER-GLICEMIA

Sappiamo quanto oggi i problemi di iper-glicemia (elevato livelli di glucosio nel sangue) possano trovare una stretta associazione con diverse patologie, tra cui ad esempio il diabete tipo 2; in tal senso è stato proposto che il polline possa avere degli effetti incoraggianti nella modulazione del glucosio ematico. Il meccanismo in base al quale eserciterebbe l’azione ipo-glicemizzante, pare essere l’inibizione di alcuni enzimi intestinali responsabili del processo di degradazione dei polisaccaridi, che porta alla liberazione del glucosio. Una volta idrolizzati i legami biochimici dei polisaccaridi, il glucosio può così essere trasportato alle cellule del corpo. L’inibizione enzimatica naturale esercitata dal polline, consentirebbe di modulare la glicemia evitando, tra l’altro, gli effetti indesiderati quali dolore addominale, flatulenza e disturbi epatici, che spesso possono presentarsi con la somministrazione di inibitori enzimatici di derivazione sintetica.


OBESITA’

L’obesità rappresenta purtroppo un problema di salute crescente e che molto spesso è accompagnata dalla disfunzione epatica nota come fegato grasso non alcolico. Questa ectopica distribuzione lipidica, ovvero l’accumulo di grasso nelle cellule del fegato, induce alterazioni alle vie fisiologiche dell’organismo, compromettendo il normale stato di salute. Sulla scorta di studi che hanno stabilito l’impatto dei polifenoli sulla riduzione del peso corporeo e sul metabolismo dei lipidi, sono stati condotti esperimenti sui topi obesi supplementati con polline d’api; i risultati hanno mostrato una riduzione del peso corporeo e dell’accumulo lipidico a livello epatico. Alte dosi di polline avrebbero inoltre ridotto le concentrazioni sieriche di ALT e AST, parametri presi come riferimento per la valutazione di un’alterazione epatica.


Molte sostanze bioattive del polline, la presenza di polifenoli e flavonoidi, ne fanno un ottimo alimento dalle proprietà antiossidanti e quindi potenzialmente in grado di coadiuvare gli stati fisiopatologici conseguenti all'aumento dello stress ossidativo.

Esperimenti condotti in vitro e in vivo ne suggeriscono le potenzialità anche sulla funzione cognitiva, intestinale, sul metabolismo osseo, sulla prevenzione dell’aterosclerosi e del danno cardiaco.


E’ interessante notare, inoltre, come la scienza sostenga le ipotesi sugli effetti antiossidanti del polline

anche nella protezione delle cellule da fenomeni di melanogenesi, che possono portare a disturbi della pelle fino a melanomi maligni. Questa proprietà, peraltro anch’essa nota già nell’antichità, fa del polline un eccellente candidato nell’industria della cosmesi, per la realizzazione di prodotti che proteggono la pelle

dall’iperpigmentazione e dallo stress ossidativo.


E’ bene riportare che il polline d’api può scatenare reazioni avverse nei soggetti allergici ai pollini e pertanto

se ne sconsiglia l’utilizzo, mentre nelle persone sane la dose raccomandata è di 1-3 cucchiaini al giorno negli

adulti e 1 cucchiaino al giorno per i bambini. L’aggiunta di un cucchiaino di polline allo yogurt, ad esempio,

contribuisce ad una maggiore gradevolezza del prodotto e al contempo arricchisce l’alimento in sostanze ad

azione benefica per l’organismo.


MICHELA GIOMMARONI


BIBLIOGRAFIA

1. Khalifa SAM, Elashal MH, Yosri N, Du M, Musharraf SG, Nahar L, Sarker SD, Guo Z, Cao W,

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2018 May 2;2018:7074209. doi: 10.1155/2018/7074209. PMID: 29854089; PMCID:

PMC5954854.


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