articolo a cura di Andrea Bronzini
Laureando in Scienze dell'Alimentazione e Gastronomia
Quando si parla di sostanze vegetali e dei loro rapporti con la salute, é importante che il consumatore venga informato da messaggi chiari. La maggiore certezza è il legame tra il concetto di “naturale” e quello di “favorevole per la salute”, chi è convinto di questo rapporto diretto ritiene che tutto ciò che è industriale è potenzialmente dannoso.
Questa errata percezione del rischio è comune in tutta Europa. Un’indagine eseguita a soggetti provenienti da vari paesi ha chiesto quale fosse secondo loro il rischio maggiore legato all’alimentazione. In classifica i consumatori mettevano al primo posto i pesticidi e solo al quinto gli errori alimentari, ma in realtà, tale classifica è praticamente rovesciata.
Infatti, il fattore chiave di malattia è un’alimentazione scorretta sia in termini di quantità che qualità.
Gli alimenti hanno un ruolo cruciale nella modulazione dei fattori di rischio per le malattie cronico-degenerative (patologie cardiovascolari, tumori, diabete). Dopo gli errori alimentari, i secondi responsabili di malattia sono i microrganismi e le tossine biologiche, elementi del tutto naturali, ma che risultano pesantemente dannosi per lo stato di salute.
I botanicals sono regolamentati da specifiche legislazioni, alcuni di essi sono ingredienti di prodotti farmaceutici, altri sono contenuti in prodotti omeopatici e anche in dispositivi medici (collutori, colliri e così via). I botanicals però, sono principalmente ingredienti di alimenti e integratori alimentari, ovvero alimenti sotto forma di capsule, compresse e granulato solubile.
Il Ministero della Salute ha pubblicato al tal proposito delle linee guida, aggiornate nel gennaio 2015, in cui si ribadisce che negli integratori alimentari “sono impiegabili sostanze e preparati derivanti dalle piante e parti ammesse, che abbiano tradizionalmente maturato una storia di consumo significativo, tale da deporre a favore della sicurezza”. Per quanto riguarda piante e parti ammesse, diverse dalle precedenti, il loro uso negli integratori “resta subordinato all’applicazione del regolamento CE 258/97 sui novel food”.
Gli integratori che contengono ingredienti botanici rappresentano un tema talmente ampio da essere stato oggetto di un progetto europeo di carattere sperimentale durato ben quattro anni: il Plant Libra. Gli aspetti che più contano nella gestione degli integratori alimentari contenenti botanicals sono: la garanzia di qualità della materia prima che deve essere controllata e sicura; il passaggio di informazioni chiare al consumatore su costo, composizione, sulle possibili applicazioni e usi; la gestione di una pubblicità sempre trasparente; l’informazione sulle possibili interazioni tra farmaci e integratori; infine, non possiamo ignorare i possibili usi illeciti che hanno importanti ricadute sulla salute.
Il primo aspetto da considerare sulla materia prima vegetale di un integratore alimentare è la sua efficacia, in termini di stabilità nel tempo dei componenti della pianta in grado di esercitare un’attività fisiologica, ad esempio antiossidante.
La sicurezza dei botanicals dipendono dalla certezza che i prodotti immessi sul mercato contengano molecole attive nella concentrazione utile e che siano esenti da contaminanti naturali (es. micotossine) e anche industriali (es.PCB).
Il secondo trabocchetto per il consumatore è un prodotto a cui vengano aggiunte molecole, in alcuni casi ritirate dal commercio dalle autorità competenti perché riconosciute dannose. Un esempio lo è stato quando un prodotto dimagrante pubblicizzato come 100% naturale, che si consentiva una veloce perdita di peso, ma questo risultato era associato all’insorgenza di un pericoloso effetto di dipendenza. Una volta analizzato, è
emerso che la molecola prevalente nel prodotto era la sibutramina, bandita dal commercio dal 2010. Il prodotto in questione continuò ad essere venduto via web, nonostante fosse stato ritirato dal mercato.
Il terzo trabocchetto nascosto dal binomio “naturale=sano” è la promessa di un effetto immediato. Due settori in cui si rischia più che in altri sono lo sport e le prestazioni sessuali. Si tratta di vere e proprie truffe, perché spesso all’ingrediente di derivazione vegetale, che per sua natura non ha un effetto così marcato, sono aggiunte sostanze classificate come farmaci o dopanti.
Il consumatore spesso ignora che i botanicals, contenendo naturalmente migliaia di specie chimiche differenti, possono interagire con alcuni farmaci, causando danni.
Un esempio deriva dall’interazione tra il tè verde e farmaci come le statine (farmaci per abbassare il
colesterolo). Un consumo costante di integratori a base di tè verde da parte di soggetti in terapia con statine aumenta il rischio di un effetto collaterale delle statine, la rabdomiolisi, una sindrome caratterizzata da necrosi del muscolo scheletrico.
È importante che medici e farmacisti tutelino il consumatore, i primi per prevenire un uso scorretto di farmaci e di integratori contenenti botanicals, i secondi, coinvolti in quanto sono i principali fornitori di consigli “sul posto” di salute e benessere.
L’uso degli integratori, non può sostituire una dieta corretta e uno stile di vita ottimale, ma può aiutare a mantenere il benessere. Fatti salvi gli obblighi da parte del produttore e degli organismi di controllo per garantire la qualità del prodotto, al consumatore spetta quindi la consapevolezza che nessun integratore fa miracoli e che se un integratore contiene molecole attive, dev’essere assunto con moderazione. È comprensibile come i prodotti efficaci e sicuri non possano costare poco, il passaparola tra amici o la dicitura “tutto naturale” non sono garanzia di sicurezza né di efficacia.
Andrea Bronzini
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