Articolo a cura di Alice Fognani
Laureanda in Scienze dell'Alimentazione e Gastronomia
Ancora oggi molto spesso si sente dire “un bicchiere di vino rosso a pranzo non può far altro che bene!”. Ma è davvero così?
Ancel Keys, fisiologo statunitense e fautore della Dieta Mediterranea già all’inizio del secolo scorso aveva osservato che le popolazioni del bacino del Mediterraneo consumavano durante i pasti principali una moderata quantità di vino (specialmente rosso), quando venne quindi il momento di stilare una sorta di elenco di cibi e bevande consentite dal “nuovo” modello alimentare anche il vino venne inserito tra questi, con la sola preoccupazione di definire diverse quantità tra uomini e donne:
solitamente due bicchieri al giorno per gli uomini, la metà per le donne.
Fatta questa premessa è ragionevole dunque chiedersi se oggi il consumo, seppur moderato, di bevande alcoliche sia consentito all’interno di una dieta salutare e cosa dice la scienza a proposito.
Quando in generale parliamo di bevanda alcolica (e non solo di vino dunque) intendiamo un prodotto a base di acqua in quantità variabile a seconda della tipologia e caratterizzata dalla presenza di etanolo (alcol) in varia misura a partire da 1.2ml per 100 ml: il quantitativo di alcol è definito tenore alcolico e deve essere necessariamente riportato in etichetta. L’etanolo però non è un nutriente, anche se conferisce una discreta quantità di energia, circa 7kcal/g, e in generale le bevande in cui si trova non apportano altri nutrienti che gli zuccheri; infatti per le bevande alcoliche si parla di “calorie vuote”.
Chimicamente parlando l’etanolo è etanolo in tutte le bevande alcoliche quindi che esso provenga da vino o birra che sono bevande che fanno parte della nostra cultura da secoli o che provenga da superalcolici e distillati di altro tipo, più lontani dalla nostra tradizione, sempre di etanolo si parla e gli effetti che produce sono gli stessi.
L’alcol è classificato dalla IARC (International Agency for Research on Cancer) come sostanza tossica e cancerogena, associando il suo consumo prolungato e continuo ad un maggior rischio di sviluppo di cancro, oltre che essere un prodotto che può portare ad assuefazione, dipendenza e quindi alcolismo. L’etanolo è infatti un neurotossico che agisce sul sistema nervoso centrale e ne altera le funzionalità fisiche e mentali.
Da cosa deriva allora il detto “il vino fa buon sangue!”? Perchè si riterrebbe una bevanda dannosa invece salutare? Ecco spiegato: le bevande alcoliche fermentate (tra cui appunto il vino) contengono oltre che H20 ed etanolo anche molecole bioattive come acidi fenolici, flavonoidi, resvetrolo, lignani ecc... presenti naturalmente nelle materie prime e dalla cui trasformazione primaria o secondaria si ottiene poi il prodotto alcolico. Se isolate queste molecole possono avere particolari proprietà, tra cui quella antinfiammatoria e antiossidante; di fatto però per essere efficaci per il nostro organismo dovrebbero essere assunte in notevoli quantità, e considerando la tossicità dell’etanolo non è possibile considerare gli alcolici come una fonte di queste molecole che sono invece presenti in quantità notevolmente superiori in frutta e verdura le quali possono (anzi dovrebbero) essere mangiate quotidianamente. Inoltre alcuni studi del passato (oggi rivisitate) avevano rivelato che il moderato consumo di alcol (in quantità pari ad un consumo a basso rischio) fosse in parallelo con un minor rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, tuttavia studi più recenti hanno validato il fatto che gli effetti positivi che potrebbero esserci a livello cardiaco sono compensati da un aumentato rischio di sviluppare il cancro.
Attualmente il consumo di alcolici nel mondo è in netto aumento, soprattutto fra i giovanissimi.
Questo consumo diviene importante soprattutto nei periodi di festa, quando si va in vacanza o durante
la stagione più calda quando è più “difficile” dire di no ad una birra fresca insieme agli amici. Ma è il momento di sfatare alcune false credenze: una bevanda alcolica fresca non disseta più dell’acqua
(e no, neanche un boccale di birra chiara fredda), anzi, è esattamente vero il contrario. Infatti per il
suo metabolismo l’etanolo richiede una maggiore quantità di acqua oltre che aumentarne le perdite
attraverso il sudore e l’urina in quanto va a ridurre la secrezione di vasopressina o ormone antidiuretico (ADH) che è responsabile in un individuo sano del metabolismo del 90 % di etanolo.
Altro punto a sfavore delle bevande alcoliche è il fatto che a differenza di quanto si possa pensare il loro consumo va a rallentare la digestione del cibo producendo inoltre un’ipersecrezione gastrica che altera lo svuotamento dello stomaco. Ovviamente tutti questi fattori sono influenzati da vari fattori quali le caratteristiche fisiche del soggetto (età, sesso, peso corporeo ecc...), il tipo di bevanda e soprattutto la quantità di etanolo consumato.
In definitiva non possiamo rispondere alla nostra domanda iniziale in maniera netta, perchè ogni persona ha una storia clinica, un vissuto e uno stile diverso e non facilmente paragonabile con quello di altri; possiamo però dire che il consumo di alcol non è di sicuro necessario o auspicabile, soprattutto per determinate categorie di individui come per esempio gli adolescenti. Tuttavia ritengo che non si debba neanche demonizzare in toto colui o colei che in particolari occasioni si goda un buon bicchiere di vino rosso. Come al solito la parola d’ordine è: moderazione.
Firmato: un’astemia!
Alice Fognani
www.sinu.it
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