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Future food: Insetti

articolo a cura di Erica Giacomel

Laureanda in scienze dell'alimentazione e gastronomia

Quali saranno gli alimenti del futuro e da cosa nasce la necessità di pensarci?

La crescita della popolazione mondiale va di pari passo con l’aumento del consumo di carne e il conseguente impatto negativo degli allevamenti sull’ambiente per l’enorme consumo di acqua, sfruttamento del territorio ed emissione di gas serra; queste motivazioni hanno portato la FAO, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, ad interessarsi ad alimenti alternativi come fonte sostenibile di proteine di origine animale per la nutrizione dell’uomo e una delle alternative è l’allevamento degli insetti.


Questa opzione è vista come un’ottima risorsa atta a sfamare i nove miliardi di persone previsti per il 2050, anche perché le più o meno 40 milioni di specie di insetti (il numero esatto è ad oggi sconosciuto), solo in Italia ne sono censite più di 37 mila, rappresentano più del 70% di tutte le specie conosciute sulla terra e sono attualmente considerate commestibili oltre 1.900 specie.


Un fattore di rilievo sono sicuramente gli allevamenti dato che utilizzano meno terra, acqua e mangimi rispetto a quelli di altri animali; i dati FAO stimano che i grilli necessitino sei volte in meno di mangime rispetto ai bovini e due in meno di polli e maiale per produrre la stessa quantità d proteine. Inoltre l’impronta di emissioni di

carbonio è minore emettendo meno gas serra e ammoniaca e cosa non meno importante, per un kg di carne di insetti servono solo 8 litri di acqua mentre ne

servono 43000 per un chilo di carne di vitello! Impressionante vero! Ovviamente si parla solo di alcune specie di insetti perché alcune sono meno sostenibili dato che richiedendo un alto dispendio energetico per mantenere una temperatura di crescita ottimale.


Nonostante possa sembrare un cibo all’avanguardia, gli insetti vengono consumati in una novantina di Paesi del mondo e da moltissimo tempo (si diche che anche i Romani li mangiassero). Ad esempio in Thailandia, vengono preparati abitualmente piatti dolci e salati a base di scorpioni, farfalle, formiche rosse, millepiedi e larve.

Anche in Giappone si mangiano le larve, in Africa, le termiti alate si friggono e si aggiungono alla pasta del pane, in Sud America è diffusa l’abitudine di consumare cavallete, cimici e formiche. In Venezuela, il popolo Piaroa mangia delle enormi tarantole Golia: una sola è in grado di sfamare un’intera famiglia; in Australia e Nuova Zelanda gli insetti commestibili sono soprattutto larve di cerambidi e le formiche honeypot considerate una prelibatezza dagli aborigeni. Poi in Messico il verme dell’agave, messo dentro i distillati come mezcal e tequila, viene poi usato come sale, il sale di Gusano.

Questi popoli non li consumano solamente per la loro bontà, perché sì, dicono che siano buoni, ma anche perché nutrizionalmente gli insetti commestibili sono sazianti e hanno circa lo stesso contenuto proteico della carne, inoltre possono avere benefici per la salute superiori a causa dei loro alti livelli di vitamina B 12, ferro,

zinco, fibre, aminoacidi essenziali, acidi grassi omega-3 e omega-6 e antiossidanti.



NOVEL FOOD

Sulle nostre tavole arrivano di continuo alimenti di nuovo tipo. I fattori chiave di questo fenomeno sono l’aumento della globalizzazione, la crescente diversità etnica e la ricerca di nuove fonti di sostanze nutritive. Ad oggi gli insetti sono considerati in Europa un “novel food”, nuovi alimenti che non hanno ancora fatto l’ingresso nel mercato o in modo sostanzioso prima di maggio 1997. Recentemente l’EFSA,

L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, le cui valutazioni scientifiche in termini di sicurezza sono cruciali per i responsabili politici che debbono decidere se autorizzare o meno determinati prodotti prima della loro immissione sul mercato dell'UE, ha pubblicato il suo primo parere riguardante un prodotto, il verme giallo

della farina essiccato, proposto come alimento derivato da insetti, approvandolo perché ritenuto sicuro per il consumo umano, rendendolo un vero passo in avanti verso la loro libera commercializzazione.


Ci sono però ad oggi molti ostacoli: l’iter di approvazione di questi novel food è complesso e molto lungo data la complessità dell’organismo degli insetti che rende difficoltosa la valutazione di sicurezza degli alimenti derivati e il loro possibile coinvolgimento in allergie, rendendo dunque necessarie ancora molte ricerche per il

loro libero commercio in Europa. In più il fatto che siano difficili da allevare non agevola nuovi imprenditori a investire in allevamenti; accudire una vacca è sicuramente meno oneroso e più produttivo rispetto alla irrisoria quantità ottenibile dall’allevamento di piccoli animali a sei zampe.


Ciò che desta più preoccupazione nel libero commercio di questi prodotti è la loro l’importazione da paesi terzi i quali non hanno norme specifiche in ambito alimentare stringenti come le nostre.



FATTORE DISGUSTO?

Un altro ostacolo molto grande per il decollo di questo business è l’avversione e il disgusto ancora dilaganti verso gli insetti degli Europei. Sicuramente moti di voi staranno arricciando il naso al solo pensiero di portare verso la bocca un insetto;

facciamo così fatica a disinfestare le nostre case da questi insetti e ora dovremmo mangiarli? Vi vorrei far riflettere con questo piccolo dato reso noto da Rosantonietta Scramaglia, docente Università IULM e membro Comitato Scientifico CSS, secondo la quale ogni anno in media il consumo inconsapevole di insetti si aggira sui 500 gr dato che sono dei contaminanti alimentari comuni e la legge italiana ne tollera una piccola percentuale. “Ad esempio, un bicchiere di aranciata può contenere fino a 5 moscerini e una barretta di cioccolato fino a 8 parti di insetti; nell’insalata, nelle marmellate, nei succhi di frutta, nelle passate di pomodoro e nelle farine sono in genere presenti parti di insetti, e il colorante alimentare rosso E120 è estratto dalla cocciniglia”: come si sul dire: “occhio non vede cuore non duole”!


Il fatto del disgusto è in stretta relazione con gli aspetti sociali, psicologici e antropologici a cui l'azione del nutrirsi è collegata. Essendo il cibo presente in ogni tempo e in ogni luogo, è un legame culturale della convivialità familiare, della comunità o di un paese, nelle quali si creano coesioni, scelte di tipo etico, estetico e di stile di vita nei un determinato modo di mangiare e il fattore del disgusto spesso sono dettati da credenze, opinioni altrui, paura del nuovo o solo dalla moda.


Anche se con i propri tempi l’uomo ha sempre accolto cambiamenti e innovato la propria dieta in base alle esigenze, è curioso pensare come banane, pomodori, riso e patate un tempo fossero per noi cibi nuovi e che oggi siano quasi alla base della nostra cultura alimentare e chissà che tra alcuni anni, lo saranno anche gli insetti.

Erica Giacomel


SITOGRAFIA

https://www.amoreaquattrozampe.it/altri-animali/insetti-commestibili-specie-

paesi-sapore/46153/#:~:text=Sono%20quasi%20100%20i%20Paesi,da%20trovare%20e%20da%20raccogliere.

Foodhub


https://www.alimenti-salute.it/notizia/efsa-insetti-commestibili-e-valutazione-

scientifica-nuovi-alimenti


http://www.expo2015.org/magazine/it/lifestyle/insetti-nel-piatto--l-

entomofagia.html


https://www.foodnavigator.com/Article/2021/01/14/EFSA-says-mealworms-safe-

for-human-consumption-An-important-milestone-towards-commercialisation


https://www.scienzainrete.it/articolo/mangiare-insetti-già-lo-facciamo/valentina-

meschia/2018-04-23


https://www.treccani.it/enciclopedia/insetti_%28Enciclopedia-dei-ragazzi%29/

https://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/10408398.2020.1867053?journalCo

de=bfsn20

https://academic.oup.com/nutritionreviews/article/75/12/1035/4675267


https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/i-blog-della-fondazione/il-blog-di-

airicerca/insetti-commestibili-cibo-del-futuro

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