ARTICOLO A CURA DI ERICA GIACOMEL
LAUREANDA IN SCIENZE DELL'ALIMENTAZIONE E GASTRONOMIA
Nell'Articolo che segue, parleremo dei cosiddetti "marchi di certificazione" o "marchi di qualità" in campo alimentare. a tal proposito, mi sento di fare questa breve premessa. << Ci sono aspetti che vanno anche oltre l'avere o meno un "marchio in etichetta", che può talvolta non esserci per questioni di scelte etiche od economiche, mi riferisco per esempio a prodotti di nicchia di piccoli produttori. Eppure tali aspetti possono contribuire ad acquisti consapevoli! ...penso alle etichette narrate, al conoscere i produttori, le loro filosofie, i loro modi di comunicare, etc.... l'Etichetta può quindi fornirci un primo strumento importante per le nostre scelte alimentari e come sempre si può decider di andare anche oltre nella conoscenza! Ciò che in qualità di specialisti nell'alimentazione sentiamo di fare, come "missione" è approfondire temi, come quello che vi proponiamo di seguito, per diffondere una conoscenza alimentare a 360°. Buona lettura!>> - Dott.ssa Erika Arena
Il nostro paese vanta posti naturali spettacolari, paesaggi suggestivi e città favolose ma una delle cose che ci invidia tutto il mondo è.... Il cibo! Chiunque sia stato in Italia almeno una volta associa ad ogni luogo visitato un alimento, piatto, vino o liquore tipico. Noi italiani abbiamo una cultura enogastronomica
invidiata da tutto il mondo, ma, come tutelarla? Come evitare che i paesi esteri rubino l’identità dei nostri
prodotti spacciandoli per prodotti di alta qualità italiana? (fenomeno conosciuto come italian sounding)
I Marchi di Certificazione
Per ottenere la certificazione di tutela e qualità, come prima cosa, un’azienda dovrebbe registrare il proprio marchio presso gli enti predisposti, in modo da tutelarsi giuridicamente, attestare la qualità dei propri prodotti e soprattutto per evitare che terzi possano usarlo facendogli perdere il suo carattere distintivo.
I marchi possono essere individuali, se appartengono a una singola impresa o a una persona fisica, oppure collettivi, quando la funzione è quella di garantire la provenienza, la natura, le caratteristiche specifiche o la qualità di determinati prodotti o servizi (è il caso per esempio del Grana Padano).
Ci sono poi i Marchi privati, sono prodotti o servizi solitamente realizzati da società terze ad esempio un fornitore di marca industriale o terzista, e venduti con il marchio della società che vende il prodotto. Questa
tipologia permette al consumatore di portare a casa un prodotto di qualità accostabile a quella di marca,
venduta ad un prezzo più vantaggioso. Un esempio sono i prodotti a marchio Coop con premium ”fior fiore”, primi prezzi “euro nel salvadanaio”, e altre “Solidal "Viviverde" "Bio-logici" "Eco-logici" "Crescendo".
Certificazioni Europee
In questa direzione l’Europa si è sempre impegnata varando norme volte a tutelare i consumatori e i
prodotti inserendo una tranciabilità efficiente grazie all'etichettatura dei prodotti. Grande passo in questa direzione è stato fatto nel 1992 introducendo i Marchi di certificazione geografica che attribuiscono alle aziende europee richiedenti un riconoscimento di qualità per i loro prodotti tipici. Questi marchi li sentiamo nominare abitualmente e tutelano le produzioni agroalimentari tipiche di un territorio, attraverso appositi regolamenti che ne attestino l’origine e metodi di produzione unici nel loro genere e qualitativamente migliori di altri. I marchi riconosciuti dalla Comunità Europea che troviamo in commercio sono numerosi e tutti richiedono specifiche caratteristiche per poterne usufruire.
Troviamo:
STG (Specialità Tradizionale Garantita) che tutela prodotti alimentari, agricoli o ricette, ottenuti da materie
prime o ingredienti utilizzati tradizionalmente senza che sia collegata a una zona geografica specifica. Un
prodotto registrato come STG ne protegge il nome da falsificazioni e abusi (un esempio di STG sono la
mozzarella e la pizza napoletana).
Sarà riconosciuto da questo marchio solo il prodotto e la ricetta se viene dimostrato il radicamento sul
mercato domestico da almeno 30 anni. Alcune STG vengono riconosciute come “Prodotto di Montagna”
per le specificità di un prodotto proveniente da zone di montagna, dalla materia prima, la produzione ai
prodotti trasformati, realizzati in condizioni naturali difficili. Questo sistema offre vantaggi sia agli
agricoltori che ai consumatori, in quanto consente di commercializzare meglio il prodotto e garantire allo
stesso tempo anche determinate caratteristiche qualitative al consumatore.
l’IGP (Indicazione Geografica Protetta), Attesta che per quel prodotto specifico almeno una delle sue fasi di produzione, lavorazione, preparazione, avviene nella zona geografica delimitata dal regolamento contenuto nel disciplinare, il che sottolinea la relazione fra la regione geografica specifica e il nome del prodotto, un esempio sono le buonissime Nocciole del Piemonte IGP.
Il marchio più stringente di tutti riguardo le regole per poterne beneficiare e che attesta sicuramente la
qualità maggiore è il marchio DOP (Denominazione di Origine Protetta). Questo marchio attesta i legami
più forti con il luogo dal quale provengono, dato che ogni parte del processo di produzione, trasformazione
e preparazione deve avvenire nella regione specifica delimitata da regolamenti. Un esempio nobile è il
Parmigiano Reggiano DOP, dove la produzione viene controllata a partire dai foraggi dati alle mucche
perché, anch’essi devono provenire, per una certa percentuale, dalla zona delimitata decisa nel disciplinare.
Sono istituiti anche degli organismi di controllo che effettuano campionamenti sui prodotti finiti, i quali
devono superare determinati standard, decisi nei regolamenti, e rispecchiare determinate caratteristiche
intrinseche e uniche legate a questi prodotti e che ne attestano l’inimitabilità per essere messi in
commercio con il marchio.
....E PER I VINI?
Come già detto in precedenza non è solo il cibo a far sognare gli amanti della nostra tavola, ma anche i prodotti delle nostre bellissime vigne, che oltre a donarci degli ottimi vini, ci regalano dei paesaggi pazzeschi come le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene inserite insieme ai paesaggi vitivinicoli delle Langhe-Roero e Monferrato nella lista del patrimonio mondiale UNESCO come paesaggio culturale.
Per tutelare la qualità dei vini e la provenienza delle uve, l’Italia ha classificato i vini in cinque categorie, di
qualità via via crescente, i vini generici si trovano sul gradino più basso, poi abbiamo i vini varietali, seguiti
dai vini IGT (Indicazione Geografica Tipica) che sono vini da tavola di pregiata, se non pregiatissima qualità,
nei quali non sono ammessi intrecci di uve. Si distinguono per consistenza, sapore e aroma dalle
precedenti categorie sopracitate e devono possedere precise caratteristiche, stabilite e moderate da leggi e
regolamenti specifici della normativa inerente l’enologia.
Salendo d’importanza nella classificazione abbiamo vini etichettati con il marchio DOC (Denominazione di Origine Controllata) e parliamo di "vino di qualità prodotto in regione determinata", nel senso che la zona di origine della raccolta delle uve per la produzione di quel determinato vino è delimitata da una zona
prestabilita dai singoli disciplinari. Inoltre, per ottenere questa certificazione è necessario che l'utilizzo delle
materie prime siano di qualità e le tecniche di produzione risultino naturali e osservanti delle regole
imposte dal governo italiano per il settore.
I vini riconosciuti come DOC da almeno dieci anni, vengono premiati con l’etichetta DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) e sono ritenuti di particolare pregio rispetto a vini analoghi,
caratteristiche qualitative intrinseche e per effetto dell'incidenza di tradizionali fattori naturali, umani e storici e che abbiano acquisito rinomanza e valorizzazione commerciale a livello nazionale e internazionale.
Oggi il marchio DOCG, insieme al DOC sono sinonimo di enologia di alta qualità in tutto il mondo e dal 2010
sono stati compresi all'interno della categoria comunitaria D.O.P. (Denominazione di Origine Protetta).
L'Italia è il Paese europeo con il maggior numero di prodotti agroalimentari a denominazione di origine e
a indicazione geografica riconosciuti dall'Unione europea che conta circa 300 prodotti DOP, IGP, STG
(l’ultima inserita è la Rucola della piana del Sele I.G.P) e 525 vini DOCG, DOC, IGT, realizzando un fatturato
mondiale annuo di circa 15 miliardi di euro (fonte: XV Rapporto Ismea – Qualivita del 28 gennaio 2018).è
un'ulteriore dimostrazione della grande qualità delle nostre produzioni nazionali e del forte legame che
lega le eccellenze agroalimentari italiane al proprio territorio di origine. Queste cifre ci fanno capire anche
l’importanza economica che ha il made in Italy, e perché sia importante tutelarlo.
Certificazioni tialiane
Anche l’Italia si è mossa in questo campo, perché molte volte gli iter per la richiesta dei marchi sono
complessi e, i requisiti richiesti per ottenerli sono molteplici, scoraggiando le aziende più piccole e di nicchia. Per questo è nata la necessità di proteggerli e premiarli istituendo il riconoscimento PAT (Prodotti
Agroalimentari Tradizionali) che salvaguardano prodotti agroalimentari che hanno un legame intenso con
il territorio radicato nel tempo, per un periodo non inferiore a 25 anni, ottenuti con metodi di lavorazione,
conservazione e stagionatura consolidati, omogenei per tutto il territorio, secondo regole tradizionali. La
denominazione è regolamentata dal Ministero delle Politiche Agricole, ma il controllo e la tenuta
dell’elenco che viene continuamente aggiornato avviene nelle singole Regioni. A differenza dei DOP, la loro
filiera non è limitata geograficamente: i PAT sono semplicemente riconoscibili e differenziati da altre
produzioni della stessa tipologia, per la loro lavorazione tradizionale. Il riconoscimento PAT, inoltre, non
può essere attribuito a DOP e IGP e non sono regolamentati da norme per i produttori.
Esiste anche De.Co (Denominazione Comunale) che non si tratta di un marchio, ma di una denominazione
assegnata da una delibera comunale, e tutti i prodotti che possono vantare questo riconoscimento
esprimono la sapienza e la tradizione del territorio comunale.
Sempre in Italia, si sono fatti largo i Presidi Slow Food, che nascono come forma di tutela di prodotti
tradizionali e tecniche a rischio estinzione, (di pesca, allevamento, trasformazione, coltivazione), ma
nonostante ciò non si tratta di un marchio ufficiale. Questa certificazione è assegnata dal comitato
scientifico di Slow Food, associazione internazionale impegnata da anni al fine di tutelare il cibo, i
produttori e la biodiversità. I Presidi Slow Food, come le Alici di Menaica, sono oggi in Italia 311.
Per avviare un Presidio e richiederne la tutela, è necessario candidarsi e dimostrare che il prodotto sia
sostenibile sia dal punto di vista ambientale che sociale, nello spirito di promozione dei piccoli produttori,
delle tradizioni e di tutte le pratiche rispettose dell’ambiente.
Nella stessa ottica volge il Marchio d'Area (MdA), che permette di consolidare, sviluppare (ed eventualmente recuperare) quelle attività/condizioni che rendono il territorio competitivo in un'ottica di sviluppo sostenibile, di valorizzazione dell'offerta tradizionale dell'area e di miglioramento continuo.
Sostenibilità
Altre certificazioni che negli ultimi anni stanno diventando via via sempre più importanti sono le Ecolabel
(Marchio riconosciuto a livello mondiale) e per prodotti biologici, sicuramente per il nostro crescente
interesse verso la sostenibilità di ciò che portiamo in tavola e ciò che accade al pianeta. Il marchio Ecolabel
UE è un marchio di eccellenza ambientale che viene assegnato a prodotti e servizi che soddisfano elevati
standard ambientali per tutto il loro ciclo di vita: dall’estrazione delle materie prime, alla produzione,
distribuzione e smaltimento, incoraggiando i produttori a generare meno rifiuti e CO2 durante il processo di
fabbricazione, ma anche a sviluppare prodotti durevoli, facili da riparare e riciclare. Ricordiamo che il ciclo
di vita di un prodotto inizia con l’estrazione, continua con la produzione e l’imballaggio, la distribuzione,
l’uso e infine la fase di “fine vita”, quando il prodotto viene smaltito o riciclato. Mentre per l’etichettatura,
pubblicità o documenti commerciali dei prodotti biologici (in vigore solo dal 2007) possono essere presenti
le scritte “Eco” o “Bio” solo per caratterizzare un prodotto biologico, i suoi ingredienti o le sue materie
prime. E’ vietato l’utilizzo di radiazioni ionizzanti, OGM in tutto il ciclo di vita dei prodotti, e per gli animali
anche nei loro mangimi e per quanto riguarda gli alimenti trasformati, almeno il 95% in peso degli
ingredienti deve essere di origine biologica e devono essere indicati in etichetta quali lo sono e quali no.
Tutti questi sistemi di certificazione, sono volti a favorire il sistema produttivo e l'economia dei territori,
tutelano l'ambiente, perché il legame indissolubile con il territorio di origine esige la salvaguardia degli
ecosistemi e della biodiversità; sostengono la coesione sociale di intere comunità, valorizzando anche i
collegamenti con la ristorazione locale e il turismo culturale favorendo l’economia del Paese. Allo stesso
tempo, grazie alla certificazioni comunitarie si danno maggiori garanzie ai consumatori con un livello di
tranciabilità e di sicurezza alimentare più elevato e di protezione maggiore anche fuori dal nostro paese, dal
metodo di ottenimento del prodotto, all'origine della materia prima fino alle lavorazioni successive. Perciò
ogni volta che ci troveremo davanti ad un prodotto certificato potremmo ripensare a questa frase:
Il prezzo non fa la qualità, ma è l'effettiva composizione e il metodo di ottenimento di un certo alimento a determinarla.
Erica Giacomel
Bibliografia
“Principali marchi di tutela”Susanna Cutini – Alex Revelli Sorini
“Marchi collettivi, geografici e di qualità” Davide Gallotti
Sitografia
https://ec.europa.eu/info/food-farming-fisheries/food-safety-and-quality/certification/quality-
labels/quality-schemes-explained_it
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