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La celiachia come malattia autoimmune e non allergia

articolo a cura di Rachele Monti

Laureanda In Scienze dell'Alimentazione e Gastronomia


Dall’infanzia alla gravidanza

C’è ancora molta ignoranza sulla celiachia. Non sempre è considerata una semplice intolleranza al glutine

ma una vera e propria malattia autoimmune dell’intestino il quale non è in grado di assorbire glutine.

Il glutine è una proteina di riserva del frumento e altri cereali come farro, kamut, segale, orzo e a volte anche

in avena, insolubile in acqua. Se una persona affetta da questa malattia assume glutine, l’organismo reagisce attraverso una risposta immunitaria generando infiammazione a livello dell’intestino tenue, dove sono presenti i villi intestinali , hanno forma come una spazzola, utilizzati dal nostro organismo per assorbire i nutrienti presenti nei cibi, causandone il loro appiattimento. Diventando piatti, non andranno più a svolgere la loro azione di assorbimento di nessun altro nutriente portando così anche ad una malnutrizione e soprattutto una non crescita in un bambino piccolo.

Ho incontrato Maria che soffre di questa malattia.

All’età di 5 mesi sua madre iniziò lo svezzamento quindi altri alimenti come pastine per arrivare anche alle penne, oltre al latte materno. Maria ogni volta si sentiva male, aveva diarrea, coliche forti e rigonfiamento addominale oltre ad una visibile non crescita. I suoi genitori decisero di portarla da un dottore specialista a Firenze dove si accorse che poteva esserci un problema di alimentazione e con l’introduzione di frutta e verdura per un mese le coliche migliorarono. Venne classificata come una lieve intolleranza al glutine, così reinserì poco a poco alimenti contenente glutine. Poco tempo dopo però torno ad avere i soliti disturbi iniziali. Venne portata all’età di 7 mesi in un centro pediatrico specializzato a Pisa dove la seguirono per tutto il suo percorso sanitario per tutta la sua infanzia. Parliamo del 1991, all’epoca questa malattia era poco conosciuta. Era per lo più classificata, come accade spesso tutt’oggi, come una semplice intolleranza al glutine ma sono due cose diverse. In questo centro gli venne diagnosticato la celiachia ma per poter certificare ciò serviva la biopsia. Dopo un mese, quando Maria aveva 8 mesi, gli ripuliscono l’intestino fino a che a 9 mesi gli effettuano questa biopsia gastrointestinale per verificare l’effettiva presenza di celiachia dove 3 settimane prima dell’esame doveva introdurre alimenti contenenti glutine e vedere cosa succedeva ai villi intestinali. Una volta che videro questi villi appiattirsi le diagnosticarono la malattia. Da qui inizia a seguire un alimentazione specifica, non semplice per quegli anni dove ancora questa malattia era sconosciuta ma poco dopo iniziò a rientrare in linea con i parametri di crescita e rigonfiamento addominale che diminuì.


E’ importante effettuare controlli fin da piccoli, in infanzia perché può portare ad altre problematiche gravi durante la crescita come anemia, diabete e delle volte anche malattie e tumori.


Che differenza c’è allora con chi invece è allergico o intollerante?

Una persona malata di celiachia non entra in shock anafilattico come può succedere ad una persona allergica e quindi con un medicinale tutto passa. Può toccare la farina contenente glutine, potrebbe addirittura lavorare in un panifico e quindi rischiare a volte anche di inalarla senza però creargli problemi.

Solo se ingerisce tale cibo allora il corpo agisce con una risposta immunitaria immediata con dolore di pancia e diarrea.

Per una persona come Maria, che segue un’alimentazione specifica sin dai primi mesi di vita, ha i villi intestinali ‘’forti’’ dove se accidentalmente assumesse un alimento diverso dal suo e con presenza di glutine al di fuori non le succederebbe niente ma tramite analisi si vedrebbero questi villi appiattiti e quindi andrebbe a non assorbire anche gli altri nutrienti importanti per la salute. Se invece mangiasse per una settimana pizza contenente glutine allora si sentirebbe male.

Non è semplice nemmeno il rapporto psicologico che un bambino può avere con la celiachia. Fondamentale

è il ruolo della madre che in questo caso, ha educato Maria, l’ha istruita subito su ciò che poteva e non poteva mangiare ed una bambina può risentirne a livello psicologico andando ai compleanni degli amici o in

un altro ambito dove può non esserci controllo. Maria, quando andava alle feste, si doveva portare il suo

cibo e negli anni 90 oltre a non essere proprio molto gustoso era anche non di bell’aspetto. Si vergognava

anche se era consapevole che tutto ciò serviva per la sua salute ma essendoci anche ‘’pochi casi’’ del genere si sentiva diversa. Pochi casi nel senso di malattie vere e proprie perché, ripeto, molto spesso viene

confusa con intolleranza. Questa situazione Maria se la portò dietro fino alle superiori dove iniziò a fingere

che le persone sapessero del suo ‘’problema’’ fino ad arrivare all’arma più potente che ci sia ossia l’ironia.

Ironizzava su se stessa per sdrammatizzare ed è ciò che dovrebbero fare tutti perché non c’è niente di cui

vergognarsi. E’ un problema alimentare che deve essere controllato e soprattutto può essere controllato.


Negli ultimi anni ci sono tantissimi ristoranti, pizzerie, gelaterie ecc. che forniscono alimenti privi di glutine essendoci molto più spesso persone affette da questa malattia o solo intolleranti e questo è un bene

perché un bambino che magari si accorge di mangiare qualcosa di diverso rispetto agli altri e quindi poter

instaurare in sé problemi psicologici , in questo caso è libero di andare a cena fuori ed ordinare la stessa

pizza del suo amico. Avrà ingredienti diversi ma non visibili ad occhio nudo.


Importante è riconoscere i prodotti senza glutine. Non basta solo la scritta su una confezione, serve il marchio registrato AiC Gluten-free, perché in alcuni possono comunque essere presenti tracce.

Celiachia e gravidanza Importante è distinguere se si soffre di una malattia autoimmune o se siamo intolleranti perché nel primo caso, se non viene seguita la giusta alimentazione, può portare a problemi di infertilità nella donna. Me ne

parla sempre Maria che a ottobre 2019 prova con suo marito Tommaso ad avere un figlio con risultati negativi. Dopo un anno senza risultati, si rivolgono a un centro di fertilità a Firenze a seguito di alcune indagini generiche preliminari effettuate da parte della ginecologa a Maria nel luglio 2020. Tutto risultava conforme, anche la tiroide (la celiachia può gravare anche sulla tiroide). Trovarono però la glicemia alta e, dopo altri controlli, Maria si rivolse ad una nutrizionista che la identificò come un soggetto a rischio diabete. Le diede subito una dieta povera di zuccheri e di carboidrati. Avendo però sempre utilizzato prodotti confezionati privi di glutine ma con tanti zuccheri e conservanti, soprattutto a colazione, può aver peggiorato la sua situazione. Alla compilazione del modulo, prima di iniziare gli altri esami, nel reparto fertilità PMA di Careggi, gli viene chiesto se era celiaca e da quanto. Questa domande le fece venire dei dubbi sulla celiachia e sulla sua non riuscita gravidanza. Se la riposta fosse stata da pochi anni o che non seguisse una dieta specifica allora avrebbe potuto avere complicanze nel rimanere incinta. Per Maria, che è celiaca dalla nascita, ci sono stati studi che videro un ritardo sviluppo della fertilità come nel suo caso. Iniziò a dicembre 2020 una cura ormonale con stimolazione ovarica perché il suo problema risedeva

nell’ovulazione e così, pochissimo tempo dopo Maria è rimasta incinta e al momento sta aspettando due

bambini, un maschio ed una femmina. E’ sempre seguita con l’alimentazione e la glicemia si è ridotta da

103 a 87.


Molto spesso sentiamo dire ‘’ho la pancia gonfia’’; ‘’dopo un piatto di pasta mi si gonfia la pancia’’ ; ‘’dopo

mangiato ho sonno’’ potrebbe essere un’intolleranza al glutine. Non è da sottovalutare. E’ consigliabile,

soprattutto in soggetti che riscuotono problemi di questo tipo, effettuare subito controlli specifici. Fin da

piccoli , se la madre se ne accorge come nel caso di Maria, così che possono essere preventivate altre tipologie di malattie future e per mantenere una vita sana, visto i numerosi studi odierni rispetto a circa 30 anni fa.


Monti Rachele

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