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Immagine del redattoreErika Arena

La supremazia italiana sull'olio


Fu nel '700 che diventò davvero di tendenza nelle tavole di tutta Europa, l'olio italiano. Considerati ed apprezzati erano soprattutto gli oli toscani, pugliesi e liguri. Divenne per quest'ultimi ben presto il prodotto agricolo più importante e gli agricoltori avviarono la monocoltura.


Nel corso dell'Ottocento e del Novecento, i cambiamenti socioeconomici influenzarono e trasformarono inevitabilmente anche l'economia agroalimentare industriale. Come abbiamo accennato, nel '900 la grande industria alimentare per favorire il consumo di prodotti più “congeniali” iniziò a promuovere l'olio di semi facendolo passare come “più leggero” e questo ebbe infatti il suo successo nei consumi più per marketing che per proprietà.


La “riscoperta” per i mercati italiani e stranieri, avvenne come anticipato, grazie allo studio che portò al grande riconoscimento in salubrità della dieta mediterranea.


Focus sull'olio d'oliva d'Abruzzo


In Abruzzo l'olivo è sempre stato un simbolo identitario, presente sugli stemmi delle casate antiche regionali, dove giustamente la produzione eccellente e appassionata, si è sempre trasferita negli ottimi prodotti da gustare sulle nostre tavole. La biodiversità olearea italiana è dimostrata dalla presenza di oltre 700 cultivar, la maggiore di tutto il mondo e ciò che ancor di più ci caratterizza è che sono regione-specifiche, raramente interregionali! Nel territorio abruzzese ci sono ben 25 cultivar di olivo (basti pensare che in tutta la Spagna ce ne sono solo 20 ad esempio!), che riescono quindi a garantire una gran varietà di oli extravergini, da quelli leggeri e delicati tipici delle zone collinari, a quelli più intensi e fruttati delle zone interne.


L'Abruzzo vanta un'estensione di 50,800 ettari di coltivazioni di ulivi antichi, di particolari varietà come quella dritta, il leccino e la toccolana (Dop). La Dritta è tipica della provincia di Pescara, ma molto diffusa fino ai territori pedemontani della Maiella e del Gran Sasso, con una produttività continua ed una buona resa in termini di olio di cui può vantarsi; fruttifica velocemente regalando olive grandi che possono essere agevolmente raccolte meccanicamente. Tutte e tre queste varietà sono piacevoli, fini ed equilibrate. Tra le 25, non si possono non citare altre importanti cultivar come: carboncella, castiglionese, cucco, frantoio, gentile di Chieti, intosso, nebbio, olivastro, rustica e tortiglione. In particolare la Gentile di Chieti, è ampiamente diffusa in Abruzzo nelle province di Pescara, Chieti e Teramo, vantando una produttività elevata, una rusticità che la rende tollerante al vento ed al freddo e frutti che hanno un contenuto medio di olio, ma di ottima qualità. Infine il Leccino, di probabili origini toscane, è la cultivar in assoluto più diffusa in Italia, grazie alla gran capacità di adattamento nei diversi terreni e alla grande resistenza alle avversità; la produttività è costante, la qualità è ottima d il sapore è fresco, ma non particolarmente aromatico né fruttato.


Scarica la rivista o leggi online l'articolo completo > https://erikaarena.wixsite.com/nutrizionebenessere/olio-evo



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