Fu nel '700 che diventò davvero di tendenza nelle tavole di tutta Europa, l'olio italiano. Considerati ed apprezzati erano soprattutto gli oli toscani, pugliesi e liguri. Divenne per quest'ultimi ben presto il prodotto agricolo più importante e gli agricoltori avviarono la monocoltura.
Nel corso dell'Ottocento e del Novecento, i cambiamenti socioeconomici influenzarono e trasformarono inevitabilmente anche l'economia agroalimentare industriale. Come abbiamo accennato, nel '900 la grande industria alimentare per favorire il consumo di prodotti più “congeniali” iniziò a promuovere l'olio di semi facendolo passare come “più leggero” e questo ebbe infatti il suo successo nei consumi più per marketing che per proprietà.
La “riscoperta” per i mercati italiani e stranieri, avvenne come anticipato, grazie allo studio che portò al grande riconoscimento in salubrità della dieta mediterranea.
Focus sull'olio d'oliva d'Abruzzo
In Abruzzo l'olivo è sempre stato un simbolo identitario, presente sugli stemmi delle casate antiche regionali, dove giustamente la produzione eccellente e appassionata, si è sempre trasferita negli ottimi prodotti da gustare sulle nostre tavole. La biodiversità olearea italiana è dimostrata dalla presenza di oltre 700 cultivar, la maggiore di tutto il mondo e ciò che ancor di più ci caratterizza è che sono regione-specifiche, raramente interregionali! Nel territorio abruzzese ci sono ben 25 cultivar di olivo (basti pensare che in tutta la Spagna ce ne sono solo 20 ad esempio!), che riescono quindi a garantire una gran varietà di oli extravergini, da quelli leggeri e delicati tipici delle zone collinari, a quelli più intensi e fruttati delle zone interne.
L'Abruzzo vanta un'estensione di 50,800 ettari di coltivazioni di ulivi antichi, di particolari varietà come quella dritta, il leccino e la toccolana (Dop). La Dritta è tipica della provincia di Pescara, ma molto diffusa fino ai territori pedemontani della Maiella e del Gran Sasso, con una produttività continua ed una buona resa in termini di olio di cui può vantarsi; fruttifica velocemente regalando olive grandi che possono essere agevolmente raccolte meccanicamente. Tutte e tre queste varietà sono piacevoli, fini ed equilibrate. Tra le 25, non si possono non citare altre importanti cultivar come: carboncella, castiglionese, cucco, frantoio, gentile di Chieti, intosso, nebbio, olivastro, rustica e tortiglione. In particolare la Gentile di Chieti, è ampiamente diffusa in Abruzzo nelle province di Pescara, Chieti e Teramo, vantando una produttività elevata, una rusticità che la rende tollerante al vento ed al freddo e frutti che hanno un contenuto medio di olio, ma di ottima qualità. Infine il Leccino, di probabili origini toscane, è la cultivar in assoluto più diffusa in Italia, grazie alla gran capacità di adattamento nei diversi terreni e alla grande resistenza alle avversità; la produttività è costante, la qualità è ottima d il sapore è fresco, ma non particolarmente aromatico né fruttato.
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