articolo a cura di Chiara Scatena
Laureanda in Scienze dell'Alimentazione e Gastronomia
L’iperscelta, nei supermercati di oggi, è stata identificata come responsabile di creare confusione, ansia e una sorta di “sindrome di
Stendhal”, ovvero un disturbo che si manifesta con una sensazione di malessere diffuso. Questo è stato misurato utilizzando una tecnologia di
riconoscimento facciale con tracciamento dello sguardo chiamato “eye tracking” che mostra come si muovono gli occhi del consumatore percorrendo e registrando cosa coglie maggiormente la sua attenzione e, all’interno di un ambiente ricco di stimoli come il supermercato, mostra come l’eccesso di assortimento possa creare confusione.
L’obiettivo del marketing è infatti quello di catturare l’attenzione con lo scopo di far acquistare il proprio prodotto attraverso strategie che coinvolgono packaging, colori, labels e claim. Questo disorientamento spesso non consente di effettuare scelte consapevoli, ma rischia di deviare la scelta del prodotto convincendo il consumatore ad acquistare più per la confezione che per il contenuto. È quindi
importante in questo contesto saper scegliere, di fronte all’eccessiva varietà di prodotti, quelli che davvero incontrano le nostre esigenze, senza farsi influenzare dall’imballaggio ma valutando attentamente ciò
che stiamo mettendo nel carrello. I claims sono stati introdotti nelle etichette e nei packaging dei prodotti alimentari come indicazioni che suggeriscono o sottintendono che l’alimento abbia particolari proprietà
nutrizionali o salutistiche benefiche per il consumatore. È stata rilevata dall’Osservatorio Immagino, organizzazione che monitora i fenomeni di consumo nel nostro paese, una forte espansione per gli alimenti Free from e Rich in, cioè prodotti rispettivamente privi o ricchi in determinati ingredienti. L’indagine evidenzia come i prodotti che in etichetta presentano il claim free from abbiano aumentato le vendite del negli ultimi anni, raggiungendo un fatturato di oltre 6,5 miliardi di euro in ipermercati e supermercati. I più popolari sono quelli “senza olio di palma”, “senza grassi” e “senza zuccheri aggiunti”. Per quanto riguarda
i prodotti arricchiti, i claims più popolari risultano essere “integrale”, “ricchi in calcio”, “ricchi in Omega 3” e “ricchi in fibre”. Anche gli studi effettuati dal gruppo di lavoro del progetto CLYMBOL (Role of health-
related Claim and Symbols in consumer behaviour) finanziato dalla Commissione Europea e coordinato da EUFIC (European Food Information Council, organizzazione no profit finanziata dalle principali multinazionali del cibo e dall’Unione Europea) hanno l’obiettivo di verificare come le indicazioni e i simboli vengono percepiti dal consumatore e in che modo ne influenzano la scelta e il consumo degli
alimenti.
Ma a cosa è dovuto il successo di questi prodotti? Il claim sottolinea la peculiarità del prodotto, descrivendo la sua superiorità e sintetizzando il
messaggio pubblicitario. La necessità di ricerca della superiorità di determinati prodotti può essere talvolta la causa della scarsa lettura di altri importanti messaggi contenuti in etichetta e può rappresentare la poca conoscenza di quello che stiamo acquistando, portando il consumatore a “fidarsi” del messaggio pubblicitario per comprare un
prodotto di qualità, che faccia bene alla salute. La corretta lettura delle etichette alimentari è fondamentale in questa scelta ed è importante sapersi destreggiare nella ricerca delle informazioni giuste, mirando a
non farsi influenzare dal design della confezione e da gli altri elementi pubblicitari. Per prima cosa va valutata la quantità di informazioni riportate, perché indicano volontà di trasparenza da parte del
produttore che può, oltre alle indicazioni obbligatorie, riportarne ulteriori aggiuntive e complementari. È inoltre fondamentale leggere l’elenco degli ingredienti e, attraverso la posizione occupata da ciascun
ingrediente, avere una prima stima della qualità di ciò che stiamo acquistando. Anche la presenza di additivi, che vengono indicati in etichetta con una “E” seguita da un numero e rappresentano ad esempio i conservanti, i correttori di acidità o i coloranti, è indice di qualità perché in linea generale minore è l’utilizzo di additivi e preferibile è l’acquisto del prodotto in quanto spesso rappresenta maggiore freschezza e genuinità. Inoltre la tabella nutrizionale è utile per fare comparazioni tra prodotti dello stesso genere, cercando di non soffermarsi solo sulle calorie ma valutando la quantità in grammi di zuccheri, grassi e sale, che in tabella sono riportati per 100 grammi di prodotto. Analogamente si può valutare l’eventuale presenza di grassi saturi rispetto al totale dei grassi ed è utile anche in questo caso fare un confronto tra prodotti simili per scegliere in maniera più consapevole.
Spesso però la spesa viene fatta di fretta e infatti a causa del poco tempo a disposizione è talvolta impossibile soffermarsi su ogni indicazione per ciascun prodotto, tuttavia vi sono pratici suggerimenti che possono essere seguiti al fine di ottimizzare i tempi e imparare a leggere le etichette di ciò che acquistiamo:
1. La lista degli ingredienti deve essere il più corta possibile, infatti solo gli ingredienti necessari dovrebbero essere presenti, in genere più sostanze vengono utilizzate, maggiore è la lavorazione e minore
è la qualità del prodotto;
2. Non farsi trarre in inganno dalla dicitura “senza zucchero”, perché all’interno potrebbero essere presenti dolcificanti che a livello metabolico possono comportarsi come lo zucchero. Infatti spesso i prodotti senza zucchero contengono sciroppo di glucosio, sciroppo di fruttosio, maltosio, ecc.
3. Evitare i cibi “light” o “senza”, perché spesso i grassi o gli zuccheri eliminati vengono sostituiti con alternative poco salutari.
Leggere le etichette alimentari può rivelarsi insidioso, ma rappresenta la base della consapevolezza che guida le scelte del consumatore e permette la ricerca di prodotti che risultano essere più in linea con le proprie esigenze. È attraverso l’abitudine e “l’allenamento” che si impara a leggere le etichette e la pratica renderà poi l’operazione più rapida, al fine di destreggiarsi tra la moltitudine di informazioni e trovare le informazioni che stiamo cercando.
Chiara Scatena
SITOGRAFIA:
https://ilfattoalimentare.it/claim-studio-clymbol.html
https://www.ladige.it/salute-e-benessere/2018/05/10/al-supermercato-troppo-cibo-crea-ansia-e-disorientamento-1.2603984
https://ilfattoalimentare.it/italiani-cibi-speciali-free-from.html
https://ilfattoalimentare.it/claim-studio-clymbol.html
https://www.movimentoconsumatori.it/public/upload/pdf/1113840471_49470.pdf
Comments