articolo a cura di Gabriele Lazzari
Laureando In Scienze dell'Alimentazione e Gastronomia
Il nostro organismo ha bisogno di alcuni microbi per poter svolgere funzioni che altrimenti non sarebbe in grado di portare a termine autonomamente. L’organismo umano vive in stretto contatto con questi microrganismi che, invisibili, lo colonizzano sulle sue superfici, come per esempio la pelle e le pareti dell’intestino. Si tratta dei microrganismi che formano il cosiddetto microbiota, una popolazione microscopica che, vivendo in simbiosi con l’ospite, ne contribuisce a deteminare il suo stato di salute. In particolare, il microbiota intestinale gioca un ruolo essenziale nella digestione, nel metabolismo, nella modulazione immunitaria, nella prevenzione di invasioni da parte di microrganismi patogeni, nella fermentazione di substrati indigeribili da parte dell’essere umano e nella sintesi vitaminica (es. Vitamina K e biotina). Inoltre è significativamente coinvolto nel catabolismo del cibo in composti che possono essere usati come fonte di energia, nonchè nella regolazione dell’omeostasi glucidica e lipidica. Lo sviluppo e la composizione di quello che potremmo definire un vero e proprio organo metabolico è determinato da molteplici cause sia di natura
endogena che esogena. Evidenze scientifiche suggeriscono, fra gli altri, che i fattori dietetici sono una chiave determinante per la diversità e l’attivita del microbiota, in aggiunta a caratteristiche innate come il sesso o il corredo genetico, che ne stabiliscono la sua unicità da persona a persona.
I dati in nostro possesso evidenziano che fino al 57% della sua composizione può essere determinato dalla dieta stessa, principalmente ricca di fibre e povera di grassi saturi, in contrasto al solo 12% derivante da caratteristiche genetiche.
Il complesso del microbiota intestinale è formato da differenti specie di batteri classificati, dal punto di vista tassonomico in, genere, famiglia, ordine, e phylum. I phyla dominanti sono Firmicutes, Bacteroidetes, Actinobacteria, Proteobacteria, Fusobacteria e Verrucomicrobia, dove solamente i due phyla Firmicutes e Bacteroidetes rappresentano il 90% della popolazione totale. Ogni specie batterica possiede un genoma contenente migliaia di geni i quali offrono una diversità genetica e quindi una flessibilità, di gran lunga superiore rispetto al genoma umano. Anche se i batteri sono senza dubbio la componente più abbondante e studiata, è bene far presente che il microbiota intestinale non è formato solamente da batteri ma anche da virus, funghi, lieviti e protozoi, organismi che contribuiscono in maniera ancora più marcata alla varietà genetica totale del microbioma.
Quali sono i benefici che il microbiota intestinale apporta all’individuo?
Modula il bilancio energetico dell’ospite producendo calorie durante la trasformazione, attraverso processi fermentativi, dei carboidrati indigeribili, presenti nella dieta, in acidi grassi a corta catena (SCFAs – Short Chain Fatty Acids) come acetato, butirrato e propionato. Gli effetti benefici degli SCFA sono attribuiti alla loro capacità di incrementare la sazietà, l’assorbimento di glucosio, controllare la sintesi lipidica, ridurre gli stati infiammatori, agire come fonte di energia per i colonociti.
Promuove la maturazione del nostro sistema immunitario attraverso una relazione commensale e simbiotica che media la comunicazione bidirezionale tra epitelio intestinale e cellule immunitarie presenti nei distretti linfoidi dell’intestino. Attraverso questi meccanismi è in grado di sovraregolare o sottoregolare la produzione di molecole anti-infiammatorie da parte dell’organismo ospite contribuendo al mantenimento dell’omeostasi immunitaria.
Produce molecole neurochimiche che sono in grado di influenzare sia il sistema nervoso enterico periferico che il sistema nervoso centrale. Tra queste possono essere annoverate le catacolamine, l’acido gamma-butirrico (GABA) e la serotonina (5-HT) che sono implicate in diversa misura nella regolazione degli stati ansiosi e depressivi, nel controllo della respirazione e della vasocostrizione, nella modulazione dell’umore, nella risposta agli stati di stress e nel comportamento motivazionale e decisionale dell’individuo
Assicura una funzione protettiva agendo da barriera selettiva contro la proliferazione e la colonizzazione dell’intestino da parte di batteri patogeni, ovvero potenzialmente dannos per l’individuo.
Per poter svolgere queste preziose attività è necessario che il microbiota intestinale versi in una condizione di equilibrio tra le diverse specie che lo compongono. Questo equilibrio è identificato con il termine di “eubiosi” contrapposto ad uno stato di disequilibrio denominato “dibiosi”.
Se da una parte l’eubiosi è caratterizzata da un’elevato grado di diversità filogenetica, stabilità e resilienza, che
rispettivamente indicano la ricchezza dell’ecosistema microbico, la bassa suscettibilità a fattori di disturbo e l’abilità nel ritornare al suo stato di equilibrio, al contrario la disbiosi descrive un’alterazione funzionale del microbiota, che supera le capacità di resistenza e di tenuta della comunità microbica commensale inficiandone la capacità di apportare benefici per la salute dell’ospite
Quali sono i fattori che influiscono positivamente o negativamente sul mantenimento dell’eubiosi
intestinale?
Alimentazione: una dieta sana, fonte di alimenti fermentati, fibre prebiotiche, acidi grassi Omega-3 e povera di zuccheri e di cibi industriali, permette al microbiota di rimanere in equilibrio.
Lo stile di vita: uno stile di vita attivo promuove la diversità microbica, al contrario la sedentarietà e presumibilmente l’eccesso di peso che ne deriva influiscono negativamente sulla composizione del microbiota intestinale
Assunzione di antibiotici: Questa tipologia di medicinali, una volta raggiunto l’intestino può avere effetti diversi sulla diversità e sulla densità microbica dipendentemente dal suo target e dai suoi meccanismi d’azione.
Stagionalità: il microbiota intestinale può essere suscettibile al cambio di alimentazione che si presenta in primavera o autunno dovuto rispettivamente alla maggiore o minore assunzione di fibre.
Il microbiota intestinale se mantenuto in uno stato di equilibrio è indubbiamente il più valido alleato per la nostra salute. Impariamo a nutrirlo e a rispettarlo con semplici accorgimenti, aumentando il consumo quotidiano di fibre, svolgendo costantemente attività fisica, limitando allo stretto necessario l’uso di antibiotici. I benefici che ne otterremo saranno innumerevoli e prolungati nel tempo.
Gabriele Lazzari
Bibliografia
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