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Polifenoli dell’olio EVO per la salute del nostro cervello

articolo a cura di MONICA GIOVE

Laureanda In Scienze dell'Alimentazione e Gastronomia

L’olio extravergine di oliva rappresenta il grasso principale della dieta mediterranea.

È ottenuto attraverso la spremitura meccanica a freddo delle drupe, le olive complete di nocciolo, frutti dell’Olea Europea L., arbusto sempreverde originario dell’area mediterranea. A seconda della varietà genetica, della località di provenienza e delle tecniche agronomiche e di trasformazione utilizzate, l’olio può presentare notevoli differenze nelle sue qualità organolettiche e nella composizione chimica.

Essenzialmente è composto da una porzione saponificabile, rappresentata dai trigliceridi (fino al 99%) e una porzione insaponificabile, costituita da sostanze minori quali polifenoli, vitamine A, D, E e pigmenti come carotenoidi e clorofilla. Numerose evidenze scientifiche hanno messo in luce gli effetti salutari del cosiddetto oro liquido.

Essi spaziano dall’attività anticolesterolemica e ipoglicemizzante, alla riduzione dei sintomi dolorosi nei pazienti affetti da artrite e osteoporosi, fino ad arrivare all’azione antitumorale.

Di recente è stato evidenziato però anche un potenziale neuroprotettivo, in particolare nei confronti di patologie neurodegenerative come la malattia di Alzheimer e il morbo di Parkinson.

Gli effetti salutari generalmente sono associati al contenuto di acidi grassi monoinsaturi (MUFA), come l’acido oleico di cui l’olio EVO è ricco, ma numerosi studi si sono concentrati anche sulla componente fenolica, assente in altre tipologie di oli, mostrando come essa contribuisca maggiormente agli effetti benefici.

Le sostanze fenoliche contenute nell’olio EVO si dividono in 5 gruppi: i secoiridoidi rappresentati

in primis dall’oleuropeina, oltre che da oleocantale e oleaceina; gli alcol fenolici, come l’idrossitirosolo e il tirosolo (derivati dell’oleuropeina); luteolina e apigenina, appartenenti alla classe dei flavonoidi; gli acidi fenolici tra cui l’acido gallico, ferulico e caffeico; infine i lignani come il pinoresinolo.

Per ciò che concerne l’aspetto quantitativo, il profilo fenolico può variare tra i 50 e i 500 mg/kg, ma le quantità maggiori sono state spesso ritrovate in diverse cultivar monovarietali del Sud Italia, tra cui ad esempio la Coratina, originaria della zona a nord di Bari (Puglia, IT), che ha riportato un quantitativo, piuttosto elevato, pari a 491 mg/kg.


Come esplicano la loro azione neuroprotettiva?


Ai polifenoli sono state riconosciute diverse proprietà ma la neuroprotezione è indubbiamente tra le più recenti e avviene principalmente attraverso meccanismi antinfiammatori e antiossidanti. Le patologie neurodegenerative sono caratterizzate da danni, spesso irreversibili, che si verificano a carico dei neuroni del sistema nervoso centrale e periferico. Sono condizioni fortemente debilitanti, generalmente a progressione lenta, che possono indurre demenza, nel caso dell’Alzheimer, o disordini motori, come avviene per il Parkinson.

La principale caratteristica che accomuna le neurodegenerazioni è rappresentata da accumuli di aggregati proteici che si rivelano tossici e provocano la morte dei neuroni. Nello specifico, nella malattia di Alzheimer si verificano depositi di β-amiloide e grovigli neurofibrillari di proteina tau iperfosforilata nelle regioni cerebrali corticali e limbiche; nel Parkinson, invece, si manifestano accumuli di α-sinucleina che tendono a formare fibrille tossiche, note come Corpi di Lewy, nella Sostanza nera para compacta.

Diversi studi hanno evidenziato come i fenoli dell’olio EVO siano efficaci nel contrastare tale accumulo e, di conseguenza, gli stati infiammatori e ossidativi che ne derivano. Ad esempio, i secoiridoidi, come l’oleuropeina e i suoi derivati, e gli acidi fenolici, come il ferulico, sono in grado di interagire con i monomeri di β-amiloide e α-sinucleina, ostacolando lo sviluppo delle fibrille tossiche e favorendo al contrario la crescita di aggregati stabili e innocui. Inoltre riducono la citotossicità degli aggregati proteici interferendo con il loro legame alle membrane cellulari e prevenendo di conseguenza il danno ossidativo a carico delle cellule.

Ma l’azione antiossidante dei polifenoli si svolge anche su altri livelli. Lo stress ossidativo infatti consiste generalmente in uno squilibrio tra i radicali liberi (specie reattive altamente tossiche) e gli scavenger, agenti deputati alla loro rimozione. Quando questa condizione si manifesta, si verificano alterazioni e danni metabolici, fino a provocare la morte cellulare. E’ stato dimostrato che numerose neurodegenerazioni abbiano in comune questa caratteristica tra i possibili fattori scatenanti. Anche in questo caso, i polifenoli quali idrossitirosolo, tirosolo, oleuropeina e oleocantale, risultano particolarmente efficaci: essi agiscono come antiossidanti preventivi, interagendo con i radicali liberi e trasformandoli in composti stabili, privi di reattività e quindi di tossicità. Allo stesso modo anche i flavonoidi svolgono un’importante azione antiossidante e permettono di migliorare la plasticità sinaptica, riducendo la morte neuronale.

Per ciò che concerne il potenziale antinfiammatorio, il loro meccanismo d’azione si esplica a livello genico, dove riducono l’espressione di enzimi pro-infiammatori come le citochine interleuchine o di NF-κB, fattore di trascrizione nucleare coinvolto nei processi di segnalazione della neuroinfiammazione.

Spesso, però, sia nei malati di Alzheimer che di Parkinson, si osserva una condizione patologica parallela data dai disturbi di tipo depressivo. Anche in questo caso, un valido aiuto giunge dall’olio EVO attraverso l’oleuropeina e, in misura minore, anche dall’acido gallico, i quali sono in grado di invertire tale comportamento, riducendo gli stati d’ansia e mantenendo elevati i livelli di serotonina, il cosiddetto ormone del buonumore.


L’olio EVO si è rivelato salutare non solo per la sua assunzione diretta ma anche per il suo utilizzo in cucina. Di recente è stato condotto infatti uno studio sulla tecnica del soffritto, pratica culinaria tipica dell’area mediterranea, per testare la capacità dell’olio EVO di estrarre sostanze bioattive dagli altri alimenti, in particolare dall’aglio, cipolla e pomodoro. Analizzando quindi l’olio al termine del processo di cottura, è stata riscontrata la presenza di quercetina, altro importante polifenolo presente nelle drupe ma assente nell’olio EVO, e quantitativi maggiori di acido ferulico e di carotenoidi, tra cui licopene e β-carotene.

I risultati ottenuti sia in vitro che in vivo, in favore delle proprietà biologiche dell’olio EVO, sono quindi in crescendo e aprono le porte a possibili spiragli terapeutici per malattie come l’Alzheimer e il Parkinson per le quali, ad oggi, non esistono ancora cure definitive, dimostrando come l’alimentazione possa costituire un valido supporto nella gestione di tali patologie.


MONICA GIOVE


Bibliografia:

1. Angeloni, C., Malaguti, M., Barbalace, M., & Hrelia, S. (2017). Bioactivity of Olive Oil Phenols in Neuroprotection. International Journal of Molecular Sciences , 18 (11), 2230.

2. Badr, A. M., Attia, H. A., & Al-Rasheed, N. (2020). Oleuropein Reverses Repeated Corticosterone-Induced Depressive-Like Behavior in mice: Evidence of Modulating Effect on Biogenic Amines. Scientific reports , 10 (1), 3336.

3. Rinaldi de Alvarenga, J., Quifer-Rada, P., Francetto Juliano, F., Hurtado-Barroso, S., Illan, M., Torrado-Prat, X., et al. (2019). Using Extra Virgin Olive Oil to Cook Vegetables Enhances Polyphenol and Carotenoid Extractability: A Study Applying the sofrito Technique. Molecules , 24 (8), 1555.

4. Zangara, A., Zangara, A., & Koprivec, D. (2018). Dietologia. Firenze: Piccin Nuova Libraria S.p.A.



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