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Immagine del redattoreErika Arena

UNA BUONA IDRATAZIONE PER LA SALUTE METABOLICA

articolo a cura di Michela Giommaroni

Laureanda In Scienze dell'Alimentazione e Gastronomia


Le funzioni cui è deputata l’acqua nel nostro organismo sono molteplici, vanno dalla regolazione della temperatura corporea, alle reazioni metaboliche cellulari, trasporto di sostanze, scioglimento e diffusione

di gas, lubrificazione di occhi e articolazioni.

Sappiamo bene che il corpo umano è costituito in prevalenza da acqua; sebbene quindi quest’ultima possa definirsi il nutriente più essenziale, essa è rimasta una tematica poco approfondita e talvolta sottovalutata.

I primi studi sull’importanza dell’idratazione per l’organismo, furono condotti intorno al 1940 e vennero

ripresi in modo più solido 30/40 anni dopo, prevalentemente orientati a studiare gli effetti della disidratazione acuta nelle prestazioni di atleti e militari.

Queste ricerche hanno confermato che la disidratazione acuta comporta effetti fisiopatologici che si riflettono sulla gittata cardiaca; perdite di liquidi superiori al 2% della massa corporea, se non adeguatamente compensati, sarebbero associate ad una riduzione del 10% delle prestazioni fisiche e ad una compromissione delle funzioni cerebrali.

Per disidratazione si intende uno stato in cui il carico corporeo di acqua subisce una riduzione, ovvero l’assunzione di liquidi e la loro biosintesi dai processi metabolici (se pur quest’ultima con un contributo ridotto) è inferiore rispetto alla quota di liquidi che vengono espulsi mediante sudorazione, respirazione e urina. Si parla invece di euidratazione quando il carico corporeo di acqua viene mantenuto in equilibrio;

mentre essere “ben idratati” e quindi assumere una quantità superiore di liquidi rispetto a quelli che l’organismo riesce ad espellere, si prefigurerebbe come una condizione importante per la salute nel lungo

periodo. Seppur il fabbisogno reale di acqua può variare in base a molte condizioni, si stima che l’assunzione ottimale di acqua possa oscillare tra 2,5 e 3,5 litri /giorno, a fronte di un’escrezione giornaliera di 2-3 litri, consentendo così all’organismo di mantenere un buono stato di idratazione.


La disidratazione comporta una riduzione del volume plasmatico (ipovolemia) e un aumento della concentrazione di soluti nel plasma (ipertonicità). L’ integrazione esogena di acqua produce un effetto diretto sull’aumento del flusso di urina e sulla sua diluizione ed effetti indiretti che si tradurrebbero nella riduzione della vasopressina, meglio noto come ormone antidiuretico e implicato nel riassorbimento dell’acqua a livello renale. Contenere l’aumento dei livelli plasmatici di tale ormone, può risultare importante per contrastare lo sviluppo di malattie metaboliche.


Alcuni studi sembrano confermare che i migliori effetti sulla salute metabolica si otterrebbero con

l’integrazione di acqua naturale e non di acqua proveniente dall’assunzione di liquidi diversi, inoltre con una quota maggiore di acqua, i reni, che espellono le scorie tramite l’urina, sembrerebbero avere una funzionalità più efficiente e con un rischio relativo inferiore sulla formazione di calcoli renali. Un basso volume di urina fa sì che i soluti in essa disciolti siano più concentrati, favorendo così la formazione di cristalli e la crescita di quelli che vengono appunto definiti calcoli renali. Inoltre l’assunzione di acqua per una buona idratazione è suggerita anche quale strategia preventiva per le infezioni delle vie urinarie.


Alcune ricerche suggeriscono altresì che l’acqua possa avere un ruolo anche nel controllo del peso corporeo, grazie alla sua capacità di contenere l’assunzione di zucchero, sale e grassi.

Il nostro organismo ci segnala la carenza di acqua attraverso diversi segnali, tra cui lo stimolo della sete, pelle secca, stitichezza, urine scure, crampi muscolari, irritabilità e stanchezza; talvolta anche la sensazione di fame può celare una necessità fisiologica di acqua.

La popolazione anziana è più esposta al rischio di disidratazione a causa di una riduzione dello stimolo della

sete e di una massa magra inferiore (e quindi acqua corporea inferiore); diversi studi sembrano confermare

che aumentare l’introito di acqua possa avere dei benefici sulla funzione cognitiva, sul rischio di cadute e

sul controllo dell’iperglicemia nei soggetti diabetici.


Se è noto che l’acqua può presentarsi nelle sue 3 forme, liquida, gassosa, solida e se è nota la sua formula

chimica H 2 0, un’interessante ipotesi proposta da Gerald Pollack, professore di bioingegneria all’Università di

Washington, ha proposto la presenza dell’acqua in una sua quarta forma detta “acqua strutturata” che

sarebbe presente ovunque in natura ed anche nel nostro organismo, identificata dalla formula chimica H 3 0 2

Questa particolare forma dell’acqua si presenterebbe con un aspetto più viscoso e con una minore capacità

di diffusione e sarebbe anche detta “acqua EZ” ( zona di esclusione) in quanto in essa non vi sarebbe disciolta alcuna sostanza. A livello del nostro organismo, si troverebbe in corrispondenza delle membrane cellulari idrofiliche (ovvero con proprietà di legare e trattenere acqua) e conterrebbe una quota superiore di ossigeno. La modifica dalla sua forma originaria H 2 O a H 3 O 2 sembrerebbe potersi attribuire all’energia radiante del sole; l’assorbimento da parte dell’acqua delle radiazioni solari sarebbe responsabile della generazione di acqua con una diversa polarità. Si avrebbe quindi una frazione di acqua che, legandosi alle molecole H 2 O, genera il catione idrossonio (H 3 O + ) con carica positiva e che diffonde attraverso l’acqua EZ e una frazione di acqua con carica negativa, assunta appunto dall’acqua strutturata (H 3 O 2 ).

Questa energia dell’acqua strutturata, potrebbe essere rilasciata nel nostro organismo e consentire lo

svolgimento di diverse funzioni tra cui il fluire del sangue nelle arterie. Questa teoria suggerisce infatti che il

sangue nei nostri minuscoli capillari sarebbe in grado di scorrere non tanto grazie alla pompa cardiaca (che

in queste sedi avrebbe perso parte della sua forza) ma grazie all’energia radiante rilasciata dall’acqua

strutturata.


MICHELA GIOMMARONI


BIBLIOGRAFIA


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