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Acque funzionali e aromatizzate

Articolo a cura di Alice Fognani

Laureanda in Scienze dell'Alimentazione e Gastronomia


C’è un trend in forte crescita sul mercato internazionale da qualche anno a questa parte: è quello delle

acque funzionali e aromatizzate. Vediamo innanzitutto di fare chiarezza dando una definizione di

questi termini.


Quando sentiamo parlare di acque funzionali si intende un’acqua alla quale sono state aggiunte sostante come vitamine, sali minerali o estratti naturali che sono benefici per il nostro corpo e per questo potenzialmente definibili funzionali. Le acque aromatizzate invece sono bevande a base di acqua preparate mettendo in infusione solitamente per 2-8 ore verdura, frutta fresca o erbe aromatiche. Già da questa breve e semplice descrizione è possibile dedurre che mentre le seconde possono essere facilmente preparate anche a casa, per le prime la questione è un po’ più complessa.


Digitando “acque aromatizzate” su Google possiamo notare come il web sia pieno di ricette e consigli su come preparare al meglio la nostra bevanda, ne vengono proposte di tutti i tipi, dagli intramontabili limone e menta o arancia e zenzero, fino alle più particolari a base di albicocche, susine e finocchio selvatico. Le acque aromatizzate, specialmente quelle casalinghe, non hanno nessuna controindicazione, risultano fresche e dissetanti e anche alcuni nutrizionisti o esperti di benessere ne consigliano il consumo, soprattutto d’estate quando le giornate si fanno più calde e il bisogno di introito idrico potrebbe essere maggiore. Possono inoltre essere un valido aiuto per coloro che hanno difficoltà a raggiungere i “famosi” due litri al giorno perché buone da bere e profumate, insomma meno “noiose” di un semplice bicchiere d’acqua. In tutto questo però dobbiamo tenere presente che se siamo di fretta, non abbiamo i giusti ingredienti in casa o semplicemente siamo pigri e decidiamo che l’acqua aromatizzata la vogliamo acquistare al bar o al supermercato, è sempre consigliabile

leggere attentamente l’etichetta.

Talvolta infatti dietro queste bevande si nascondono le classiche “calorie nascoste” dovute all’aggiunta di zuccheri o dolcificanti artificiali, coloranti, conservanti o altri ingredienti non naturali che fanno lievitare l’introito calorico e la rendono una bevanda non proprio sana e dietetica.


Preparare a casa questo tipo di bevande ha poi molteplici risvolti positivi: ci permette per esempio di essere creativi e fantasiosi, creando le nostre ricette autonomamente e sbizzarrendoci con colori e profumi che più ci piacciono, il risparmio poi è assicurato visto che il costo al litro di questi prodotti è solitamente dieci volte maggiore rispetto alle acque semplici, in ultimo ma non meno importante, l’impatto ambientale sarà sicuramente minore visto che la commercializzazione avviene abitualmente

in bottiglie di plastica.


Ma veniamo adesso a parlare più nel dettaglio delle acque funzionali: ne esiste innanzitutto un

“antenato”, la smartwater commercializzata negli USA a partire dal 1996 dalla stessa industria che

produce la Coca-cola. Si tratta di un’acqua di sorgente evaporata e condensata che viene poi

addizionata di cloruro di calcio, cloruro di magnesio, bicarbonato di potassio. Negli anni a seguire,

altre aziende sulla scia della smartwater hanno proposto prodotti nuovi ma con lo stesso concetto di fondo e il loro successo è in continua crescita. In un’analisi di mercato intitolata “Functional Water

Market: Global Market Analysis, Insights and Forecast, 2018-2025” la Fortune Business Insights

prevede che il mercato globale delle acque funzionali mostrerà un tasso annuo di crescita composto

del 7,4% tra il 2018 e il 2025; considerato che il mercato USA era stato valutato a 10,34 miliardi di

dollari nell’anno 2017 è previsto il raggiungimento dei 18,24 dollari entro il 2015.

Anche in questo settore di mercato, i prodotti attualmente in vendita sono molti e diversi tra loro; a

fianco delle classiche acque addizionate di potassio, magnesio o zinco ne esistono alcune innovative

e originali come l’acqua di CBD (CBD sta per cannabidiolo, ingrediente attivo scientificamente

ricercato derivato dalla pianta femminile di cannabis), acque arricchite di amminoacidi, di collagene

o di ossigeno aggiunto prima dell’imbottigliamento. In funzione poi degli ingredienti in esse

contenute e quindi delle proprietà che acquisiscono, le acque funzionali si distinguono per esempio

in energizzanti, detossificanti, drenanti o depurative ecc...


Detto questo, il problema delle calorie nascoste si ripropone anche in questa versione, non è raro

infatti che in vendita si trovino acque arricchite si di sali minerali e vitamine ma anche di zuccheri,

edulcoranti, aromi e conservanti che di fatto rendono questo prodotto a tutti gli effetti una bevanda

analcolica zuccherata quindi da consumare con grande moderazione se non addirittura da evitare. Ad

ogni modo infatti non esistono evidenze scientifiche che ammettano l’utilità di queste acque,

nemmeno di quelle preparate senza l’aggiunta di zuccheri, in quanto tutte le vitamine e i minerali di

cui il nostro organismo necessita sono comunque reperibili a sufficienza in frutta e verdura che

dovremmo consumare tutti i giorni secondo il modello della dieta Mediterranea, si tratta quindi per

lo più di una riuscitissima scelta commerciale e di marketing, soprattutto in paesi come Cina,

Giappone e Stati Uniti, ma che in sostanza non garantisce ne contribuisce ad un miglioramento dello

stato di benessere fisico o mentale.


Alice Fognani


www.prnewswire.com

www.ilfattoalimentare.it

www.h3water.com

www.repubblica.it

www.cbd-water.de/it

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